Prodi fa il go and stop sulle pensioni. Rifondazione gelida, tranne Ferrero

Solo per pochi minuti, il premier fa entusiasmare una Rifondazione tutta raccolta per un conclave informale di due giorni, in quel di Segni, paesino della campagna romana che diede i natali ai genitori del «divo Giulio» (Andreotti). Ma l’entusiasmo degli esponenti del Prc non supera la mezz’ora. Il tempo di esultare davanti all’intervista rilasciata dal premier al Tg3 («Abolire lo scalone è doveroso») ed ecco che arriva, con una nota ufficiale diramata da palazzo Chigi, una sorta di «interpretazione autentica» delle parole del premier: «Lo scalone pensionistico potrà essere abolito istituendo un percorso con norme più graduali ed eque. Dunque, non ci dovranno essere passaggi bruschi». Poi, tanto per far capire di cosa si parla, palazzo Chigi sfiora il capolavoro, producendosi nell’esegesi dell’esegesi delle parole di Prodi. «I due punti base – spiega un’altra nota – attraverso cui si costruisce il percorso per la riforma delle pensioni sono scritti a pagina 171 del programma» (dell’Unione). Servono a chiarire, quelle pagine che tutti citano, che, sì, certo, lo scalone (o meglio «l’inaccettabile gradino», il che fa gjà una bella differenza) va «eliminato», ma anche che «l’allungamento graduale della carriera lavorativa dovrebbe diventare un fatto fisiologico». Musica, quest’ultima, per le orecchie del vicepremier Francesco Rutelli, che in serata sbotta («a nome dei trentenni», sostiene) : «C’è un’ipocrisia in cui stiamo affogando tutti, quanta gente conoscete che va in pensione a 57 anni?».
Rifondazione ne conosce eccome, di gente che va in pensione a 57 anni con 35 di contributi, specie tra i turnisti e tra chi lavora alla catena di montaggio (operai dell’industria). Quelli sono il suo core business, quelli vuole difendere. Con tanto di referendum popolare tra i suoi militanti e gli elettori dell’Unione, in autunno, ove nei prossimi giorni il partito non riuscisse a ottenere quello che chiede da un anno esatto, l’abolizione dello scalone. Come ha detto ieri Maurizio Zipponi al Riformista e come ha ribadito ieri, nel conclave, il responsabile organizzativo Ciccio Ferrara, formalizzando la proposta lanciata da Zipponi. «Lo scalone va abolito, gli scalini pure», precisa subito il capogruppo alla Camera Gennaro Migliore. Ma l’amarezza sta tutta nelle parole del capogruppo al Senato Giovanni Russo-Spena: «Tanto era positiva la dichiarazione di Prodi al Tg3 sul fatto che lo scalone va abolito quanto deludenti sono le precisazioni di palazzo Chigi, che si precipitano a smentire il presidente del Consiglio». Il ministro Ferrerò, però, non la pensa allo stesso modo e giudica «molto positive» le parole di Prodi sullo scalone, aggiungendo che «Prodi riparte da quanto è scritto nel programma con cui l’Unione ha vinto le elezioni e mostra di dare ascolto agli scioperi dei lavoratori di questi giorni». Peraltro, oggi lo aspetta un consiglio dei ministri piuttosto acceso.
Ma non si è parlato solo di pensioni, al conclave della maggioranza bertinottiana (le minoranze non c’erano) ma anche di congresso, partito e futuro della sinistra. Il segretario Giordano ha tenuto una bella relazione. Migliore, indicato da molti come un suo possibile concorrente, al prossimo congresso, ha detto chiaro e tondo che la relazione introduttiva al Cpn e poi, soprattutto, al congresso, la deve tenere il segretario. Nella liturgia dei partiti comunisti vuol dire: sto con te. Solo il sottosegretario alle Attività produttive Alfonso Gianni ha criticato Giordano, sia perché non ha indicato i tempi della nascita della Cosa rossa sia perché non vuole «sciogliere» Rifondazione. A farla, una cosa del genere, non ci pensano nemmeno Russo-Spena e il ministro Ferrerò, che hanno riproposto il modello Fml, ma pure loro appoggeranno Giordano. Il vero guaio, per il Prc, restano però le pensioni. Gianni ha cercato una via d’uscita proponendo di «rinviare la discussione di un anno» ma Mussi e Pecoraro Scanio ieri hanno fatto capire chiaramente che stanno con la Cgil. La quale ha gjà accettato la mediazione di Damiano, gli scalini. Solo che gli scalini, il Prc (come la Fiom, all’opposizione di Epifani), continuano a non volerli.