«Prodi, emendati O sarà sciopero»

Stringato e ultimativo, l’ordine del giorno è partito dal PalaEur ed è precipitato su Palazzo Chigi. Approvato da più di 5 mila quadri e delegati del pubblico impiego, nomina lo sciopero generale già alla terza riga. L’assemblea dà mandato alle segreterie di Cgil, Cisl e Uil funzione pubblica d’indire lo sciopero generale se, «nelle prossime ore», non verrà recepita nella finanziaria la norma che rende esigibile nel 2007 il rinnovo del contratto di categoria. Il count down, all’orologio del segretario della Funzione pubblica Cgil Carlo Podda, è iniziato da ieri pomeriggio. Da quando Epifani, Bonanni e Angeletti, a Palazzo Chigi per firmare il patto sul Tfr, hanno recapitato al governo l’ultimatum del pubblico impiego. L’avranno fatto, visto che la cerimonia del Tfr è durata un battibaleno? I tre segretari confederali in mattinata avevano partecipato all’assemblea del pubblico impiego. Quello della Cisl Bonanni era stato il più categorico: «All’incontro per il Tfr glielo diremo chiaro e tondo al governo. Deve garantirci in finanziaria l’emendamento per il contratto del pubblico impiego».
Ora più, ora meno, il governo deve comunque risolvere la grana del pubblico impiego per evitare quello che sarebbe il primo vero grande sciopero generale del Prodi-2. Fatto, paradossalmente, da una categoria che vota centro sinistra più delle altre. In ballo c’è il contratto di oltre 3 milioni di lavoratori (tutto il pubblico impiego, eccetto la scuola), scaduto lo scorso 31 dicembre. Per rinnovarlo la posta scritta in finanziaria ammonta a 3,4 miliardi di euro. Manca però la clausola che rende esigibile la cifra nel 2007. Il che espone al rischio, anzi, alla quasi certezza di uno slittamento effettivo del contratto al 2008.
La prospettiva allarma – per usare un eufemismo – il pubblico impiego. Il clima all’assemblea di ieri era quello dell’aut aut. Applausi scroscianti a ogni passaggio che evocava lo sciopero generale e ribadiva l’autonomia del sindacato verso il governo supposto «amico». Il segretario della Uil Angeletti, quantificato al 5,3% l’incremento salariale necessario per salvaguardare il potere d’acquisto dei lavoratori pubblici, chiede che le risorse stanziate in finanziaria per il contratto siano aumentate, oltre che anticipate. Se non succederà, «siamo pronti allo sciopero». Sulla stessa linea Bonanni: «Vogliamo risolvere i problemi in traquillità. Ma sia chiaro: sconti non li faremo a nessuno». «I lavoratori non ci stanno ad attendere per mesi la firma di contratti che poi vengono tenuti fermi per altri mesi», dice Epifani. Se vuole evitare gli scioperi, il governo sa cosa fare. «Firmi rapidamente gli accordi e li renda immediatamente operativi».
I tagli alla sanità e agli enti locali sono l’altro punto dolente della finanziaria per il pubblico impiego. A pagarne le conseguenze saranno i precari, sottolinea Podda. Con tagli di questa entità «di precari non se ne stabilizza manco uno». Anzi, si mette in discussione il prolungamento di decine di migliaia di lavori precari.
Chi critica «da destra» la finanziaria sostiene invece che i tagli al settore pubblico non sono abbastanza incisivi. E accompagna la critica con una campagna (aperta dal professor Ichino) contro i travet fannulloni e scansafatiche. I sindacati di categoria reagiscono proponendo al governo un «patto per il lavoro pubblico». Una proposta contrattuale «innovativa», la definisce Bonanni, «per premiare la maggior produttività e il merito». Un patto per migliorare i servizi, che spezzi «l’odiosa» campagna ideologica contro il lavoro pubblico. «Chi lo critica non vuole migliorarlo, ma spazzarlo via». Il luogo comune dipendenti pubblici = fannulloni «indigna» Epifani. Facciamola la lotta agli sprechi, dice il segretario della Cgil, «partendo però dalla pletora di consulenze e consigli di amministrazione che non servono né all’efficienza, né alla qualità».
Tutti presi a festeggiare o a criticare il patto sul Tfr, gli esponenti politici hanno ignorato l’aut aut del pubblico impiego. L’ha registrato solo il presidente della commissione lavoro della Camera Gianni Pagliarini (Pdci): «Occorre dire con chiarezza che garantire le risorse per il rinnovo dei contratti pubblici è una priorità».