Il Centro dei diritti costituzionali fa ricorso alla giustizia tedesca contro Donald Rumsfeld: lo querela a nome di 11 ex detenuti delle famigerate carceri di Abu Ghraib, in Iraq, e di un detenuto ancora a Guantanamo, Cuba. L’ accusa al ministro della Difesa uscente è di avere autorizzato, o ordinato, le torture loro inflitte, e tra i testimoni a carico ve ne è uno autorevole: la signora Janis Karpinsky, ex generale della Guardia nazionale che guidò Abu Ghraib, e fu rimossa per lo scandalo. La giustizia tedesca rivendica una giurisdizione universale sulle violazioni dei diritti umani, ed è già stata sul punto di processare il ministro nel 2004, fermata dall’ intervento di Bush. Questa volta potrebbe essere diverso. Dei casi degli 11 ex detenuti iracheni si sa solo che furono incappucciati e seviziati, mentre il caso del detenuto di Guantanamo è documentato: Mohammed Al Qahtani era il dirottatore mancante, il ventesimo, degli aerei che nel 2001 si abbatterono sulle Torri gemelle. Negli interrogatori, dicono i verbali, «venne denudato, costretto ad assumere posizioni dolorose, privato del sonno, e sessualmente umiliato per lunghi periodi». Il Centro dei diritti costituzionali si è detto certo che il tribunale tedesco accoglierà il ricorso. Rumsfeld lo ha ignorato, e sembra che dietro le quinte l’ amministrazione stia premendo su Berlino per un’ altra archiviazione. Secondo la rivista Time, assieme a Rumsfeld il Centro ha querelato il ministro della Giustizia Alberto Gonzales, ex consigliere legale della Casa Bianca; l’ ex direttore della Cia George Tenet; alcuni sottosegretari; i generali Ricardo Sanchez e Goeffrey Miller; e ufficiali coinvolti negli interrogatori dei detenuti. In seguito allo scandalo, Sanchez, il comandante delle operazioni militari in Iraq, e Miller, il comandante del sistema carcerario, sono stati mandati in pensione, contro gli altri non sono stati presi provvedimenti. Ansiosa di regolare i conti la Karpinsky è già in Germania per deporre. Ha affermato che «le responsabilità risalgono lungo tutta la catena di comando fino a Rumsfeld». Parlando alla nazione nel giorno dei caduti, il presidente Bush ieri ha protetto il suo «falco»: «L’ America è più sicura grazie a lui».