Privatizzazioni, chi ha guadagnato davvero

“Le grandi privatizzazioni di Enel, Telecom e Autostrade non hanno dato ai consumatori i vantaggi sperati. Al contrario, tutte e tre questi gruppi godono di margini di guadagno più alti dei rispettivi concorrenti europei”. Nicola Cacace, presidente di Onesis, società di business intelligence e già presidente di Nomisma, guarda le tabelle di uno studio sui risultati delle privatizzazioni passate che presenterà a giorni al governo. Lo studio, svolto da Cacace, si inserisce nell’ ambito del Comitato scientifico ‘Industria 2015′ . “Basta guardare i prezzi dell’ elettricità dice Cacace per rendersi conto che gli utenti non possono dirsi soddisfatti”. Ad esempio, il costo del Kilowattora (Kwh), escluse le tasse, per le sole piccole imprese è stato nel secondo semestre del 2006 di 0,1136 euro. In Francia è stato poco più della metà (0,0629 euro) e in Germania dello 0,1039. La media dell’ area euro 12 riportava un prezzo di 0,0917 euro. Con questi numeri non è che le imprese possano dirsi soddisfatte. “Il prezzo del Kwh industriale italiano (sia per le grandi che per le piccole imprese, NdR) è mediamente superiore del 94 per cento al prezzo francese, del 29 per cento al prezzo Eurozona e del 15 per cento al prezzo tedesco”. L’ Enel e gli altri produttori hanno sempre parlato di una situazione prodotta anche dall’ ‘errore’ di rinunciare al nucleare. Ma Cacace è scettico: “Andrebbe bene pagare gli errori del nucleare, se errori ci sono stati. Ma perché un premio aggiuntivo, con un margine di guadagno di quasi 20 euro a Mwh contro i 10 di Francia, Germania e Spagna?”. Anche sull’ uso delle risorse da parte dell’ Enel, secondo Cacace, c’ è da fare un appunto: “Nel periodo 19931998 il 59 per cento delle risorse vanno a investimenti industriali, mentre dal ‘ 99 in poi solo il 30 per cento”. Ragionamenti analoghi si possono fare anche per Telecom. “Il progresso tecnico ha fatto scendere i costi delle telefonate, ma i prezzi non sono scesi in tutta Europa allo stesso modo. Se si prende l’ indice dei servizi telefonici (paniere misto, fissomobile, Eurostat) si scopre che i prezzi sono scesi in Italia molto meno che negli altri paesi e nella media dell’ Unione europea (vedi grafico in pagina, NdR)”. Se si prende poi il ricavo medio per abbonato del settore delle telefonia mobile, “si vede che a partire dall’ anno 2000 e fino al 2003 (ultimo anno analizzato) è rimasto sempre allo stesso livello, tra 27 e 28 euro”. Per quanto riguarda Autostrade, gli automobilisti spiega Cacace hanno visto aumentare i pedaggi quasi come l’ inflazione, ma nel concedere l’ aumento tariffario non si è tenuto conto della crescita del traffico, che invece avrebbe dovuto far scendere i prezzi. “Mentre il Ros (ricavi su vendite) di Autostrade nel 2005 è stato del 52%, livello che nessun concorrente europeo ha raggiunto”. La conclusione è presto fatta. “Le privatizzazioni senza le liberalizzazioni non danno reali vantaggi ai consumatori”. Ragion per cui “bisogna meditare bene eventuali nuove privatizzazioni, ad esempio ora si parla delle ex municipalizzate. Niente in contrario da parte mia. Ma tutto andrà fatto in modo da tenere conto degli errori fatti fin qui per far in modo che i consumatori abbiano veri vantaggi”. Il problema fondamentale, secondo Cacace, perché le privatizzazioni producano dei risultati, resta quello dell’ autorità regolatrice: “Un problema ancora più complesso se si passa alla privatizzazione di realtà solo municipali”.