Il voto delle provinciali è tradizionalmente il voto più politico nelle elezioni amministrative, perchè voto di lista senza preferenza. Nelle province in cui si votava la FdS ha ottenuto:
Reggio Calabria 7.6%, Lucca 6.6%, Gorizia 5.9% Trieste 4.8%, Macerata 4.2%, Ravenna 3.8%, Pavia 3.0%, Mantova 3.1%, Campobasso (Prc+Pdci) 3%, Vercelli 2.7% … alla faccia dei sondaggi da 1% di tutte le risme con cui siamo stati bombardati nei mesi scorsi, da una campagna disfattista tutt’altro che casuale e “innocente”…
Alle comunali nella grandi città: Torino 1,2%, Bologna 1,5%, Milano 3,2%, Napoli 3,7%.
Considerando comunali e provinciali nel loro insieme, si calcola (in modo ancora approssimativo) una media nazionale del 3% circa: nel contesto dato, è un risultato di tutto rispetto.
Esso può essere consolidato e migliorato alle prossime elezioni politiche, se si persegue una linea di radicamento nel conflitto sociale, di rottura del black out mediatico, e una tattica combinata di unità e di protagonismo politico a sinistra, di non mera subalternità al PD (e di non contrapposizione pregiudiziale ad esso, con capacità di interlocuzione con quella parte ancora importante di popolo di sinistra che continua a votare PD), di forte interlocuzione con tutte le forze politiche a sinistra del PD (tra cui SEL e IDV), evitando ogni isolamento settario ed ogni auto-marginalizzazione.
I risultati disastrosi, a Napoli, della lista civica autonoma di alcuni piccoli gruppi comunisti duri e puri (promossa dalla Rete dei comunisti e da altri raggruppamenti) ha ottenuto lo 0,19%, meno del PCL di Ferrando che ha ottenuto qui lo 0,21%. Non c’è bisogno di commento. I fatti hanno la testa dura, più di qualsivoglia velleitaria elucubrazione.