Primarie, un prete no global pronto a sfidare Romano

I Disobbedienti di Casarini potrebbero schierare Don Andrea Gallo

ROMA

Se la sono pensata e l’hanno diramata con la sapienza tipica dei pubblicitari. Un mese fa la proposta di Luca Casarini, che ha chiesto ai suoi compagni Disobbedienti: «Perché non partecipiamo alle Primarie del centrosinistra anche noi?». Riunioni, controriunioni e alla fme l’idea: sì, proviamoci, tro­viamo un testimonial delle nostre battaglie, ne teniamo coperto il nome, creiamo su­spence e poi 1’8 settembre, alziamo il sipario. Restava sol­tanto da trovare un nome forte, suggestivo. «Ci vuole un personaggio del mondo cattoli­co», «meglio se è un prete…». Il testimonial è stato trovato, il nome è copertissimo, al punto che loro, i capi dei Disobbe­dienti, negano persino di voler partecipare alla competizione per la scelta del leader dell’ op­posizione. «Lo spazio mediati­co offerto dalle Primarie è interessante, ma finora c’èstata una discussione molto informale e non c’è assoluta­mente alcuna decisione forma­le», assicura Francesco Rapa­relli, uno dei capi emergenti del Movimento.

Certo, sinora !’idea di parte­cipar!,! alle Primarie è rimasta segreta, confinata ad alcune riunioni “carbonare” ed è anco­ra presto per capire se i Disob­bedienti riusciranno a racco­gliere diecimila firme entro 1’8 settembre. Ma intanto hanno chiesto (e ottenuto) la disponi­bilità a .. candidarsi” ad un prete di frontiera. Loro non dicono chi è – anche perché altrimenti la sorpresa sfiori­rebbe subito – ma indizi e voci portano al nome di don Andrea Gallo, il battagliero prete geno­vese della Comunità di San Benedetto al Porto. Un prete no-global contro Prodi, così suona lo slogan immaginato da Casarini e compagni ed è la conferma che – per quanto ne abbiano combinate parecchie, come dimostrano i processi a loro carico – anche stavolta i Disobbedienti attingono ad un’ astuzia, quantomeno comu­nicativa, che gli è riconosciuta anche da chi li combatte.

Ma soprattutto la scelta di stare dentro alla battaglia del­le Primarie conferma la fonda­mentale differenza tra il movi­mento degli Anni Settanta, se­gnato dagli Autonomi e quello di questa stagione. Se trenta anni fa si tiravano le pietre contro Luciano Lama all’Uni­versità di Roma, la violenza e gli espropri erano il pane quoti­diano, per i Disobbedienti de­stra e sinistra non sono sem­pre la stessa cosa, in alcune realtà (come Venezia, Padova) si accetta di appoggiare le giunte di centro sinistra e i frequenti atti di rottura della 1 legalità non sempre sfociano ] in atti violenti. Tanto è vero I che, un mese fa, quando Luca I Casarini ha occupato nottetempo la Fabbrica di Prodi a Bolo­gna per richiamare l’attenzio­ne dei media sul tema dell’ am­nistia, dopo un lungo incontro con Giulio Santagata, la prote­sta è rientrata.

Ora, la sfida delle Primarie.

Che i capi dei Disobbedienti ci tengano lo dimostra l’infittirsi J di riunioni informati e riserva- c te, una prima di Ferragosto a c Benevento e una tre giorni fa a s Roma, per decidere come mobi- l! litarsi e raccogliere quelle 10.000 firme in dieci diverse regioni come richiesto dal regolamento delle Primarie. Per il momento c’è un candidato di­sponibile a fare da testimonial e c’è anche quella che un politico qualunque chiamereb­be la «piattaforma programma­tica». Dice Raparelli: