Primarie: la sfida della Simona «Senzavolto»

Pubblichiamo di seguito l’articolo di Aldo Cazzullo apparso il 17/9 sul Corriere della Sera non certo perché intendiamo modificare le nostre valutazioni sulle primarie.
Forniamo semplicemente ai compagni, in merito alla candidatura dei Disobbedienti nell’ormai ampio panorama delle primarie, un utile elemento, aggiuntivo, di informazione.
«Voto Veltroni se mette il passamontagna» L’allieva di Freccero: «Ci nascondiamo il viso ma non siamo né Toni Negri né Marcos»

«Il nostro non è il passamontagna di Toni Negri, né quello di Marcos. Rimpiango di non aver vissuto gli Anni Settanta, e il subcomandante mi piace. Ma questo è un passamontagna arcobaleno. Pacifista. Indossarlo significa essere belli, non avere paura, mostrare non una ma mille facce. Vuol dire che il nostro candidato non ha nome: è un precario, un carcerato, un immigrato clandestino». In realtà il candidato dei Disobbedienti è lei, una ragazza bionda calabrese. Sulla scheda delle primarie gli elettori di centrosinistra troveranno «Simona Panzini, detta Senzavolto». In un primo tempo il leader avrebbe dovuto essere direttamente l’incappucciato ignoto. Vannino Chiti, il vice di Piero Fassino, ha minacciato di farlo arrestare. Allora gli antagonisti si sono inventati lei, che ora dichiara le generalità: «Sono nata a Catanzaro, ho 34 anni, abito a casa di Antonio Fazio». Ad Alvito? «No. In un palazzo di proprietà della Banca d’Italia, in via Carlo Felice a Roma, nel quartiere di San Giovanni. I senzacasa l’hanno occupato, Fazio prima ha fatto staccare la luce, poi ha mandato la polizia a caricare le mamme con i passeggini, ma il palazzo non l’abbiamo mollato. Sto un po’ lì e un po’ in altri condomini occupati: a San Lorenzo, Castrense, Cinecittà. È una vergogna che persone che lottano per la casa siano in carcere e Fazio sia libero di fare quel che vuole. Deve dimettersi». Questo più o meno lo dice anche Prodi. «Ma noi siamo anche contro gli immobiliaristi. Abbiamo occupato un palazzo di Danilo Coppola, alla Romanina, e quell’uomo senza cuore ha mandato la celere: si sono calati dall’alto con le funi, hanno traumatizzato i bambini. Ora ci stiamo organizzando per occupare pure un palazzo di Stefano Ricucci. Siamo contro il salotto buono del capitalismo». Guardi che il «salotto buono» sono gli altri. «Siamo contro tutti e per la redistribuzione della ricchezza».
Dietro il «passamontagna pacifista» si nasconde in effetti una certa bellicosità. «Il terrorismo islamico? È il frutto di una guerra sbagliata. Siamo stati noi a cominciare». A dire il vero prima c’è stato l’11 settembre. «E va be’. L’11 settembre è capitato. Ma non si ha una pace preventiva se si comincia una guerra». In effetti sono capitati tremila morti. «Per carità, è stata una cosa terribile. Come Madrid, come Londra. Ma questo non giustifica la nostra presenza in Iraq, e neppure il terrore interno. Invece il potere vuole terrorizzarci. Le telecamere, l’ossessione della sicurezza, le esercitazioni nei metrò: vogliono tenerci buoni, spaventarci, ricattarci. Impedirci di esplodere. Invece noi vogliamo essere esplosivi, non implosivi». L’argomento è delicato. «Intendevo che dobbiamo aprirci all’esterno, non chiuderci». E quelli che si fanno esplodere per davvero? Terroristi o resistenti? «Qualsiasi bomba è come qualsiasi guerra: sempre sbagliata».
La presenza di Simona nella campagna per le Primarie rischia di creare qualche imbarazzo all’Unione. «Libertaria? Comunista? Non so. Io mi considero una figlia di Genova. Il G8 mi ha dato un immaginario, una storia politica. Prima non me ne ero mai occupata, anche se mio padre, operaio delle ferrovie, mi ha fatto leggere García Márquez e mi ha insegnato fin da piccola che a sinistra stanno i buoni, a destra i cattivi».
Ha avuto un suo «cattivo» maestro? «Il mio buon maestro è stato Carlo Freccero. Un uomo che ti illumina la mente. Mi sono laureata con lui in tecniche della comunicazione radiotelevisiva. Tesi sulle tv di quartiere. Però la televisione la guardo poco. Né Matrix , né Porta a Porta . Preferisco leggere i quotidiani, tre al giorno: il manifesto , il mio preferito; Repubblica e il Corriere , perché è un giornale pluralista». Anche troppo, penseranno i suoi rivali alle Primarie. C’è qualcuno che le piace? Bertinotti? «Non ci riconosciamo in lui, altrimenti non ci saremmo presentati. Non l’abbiamo mai sentito parlare di amnistia generale. Noi la vogliamo per tutti i reati commessi in nome dei diritti sociali, e per tutti i reati minori: fuori dalla galera chi è finito dentro perché beccato senza permesso di soggiorno o con la marijuana». Prodi? «Mi piace poco. Rappresenta la stessa cosa di Berlusconi». Fassino? «Troppo amico di Prodi». D’Alema? «Non mi pare abbia in programma il salario minimo garantito per tutti che chiediamo noi». Il vostro estimatore Chiti? «Non ha capito che il passamontagna è un modo non per nasconderci ma per farci vedere di più». Agnoletto? «Roba vecchia. È un uomo molto impegnato, viaggia per l’Europa. Non ci riguarda. Casarini è un’altra cosa, mi ha anche aiutato a raccogliere le firme per la candidatura: 11.530». Non si salva proprio nessuno? «Qualcuno sì. Vendola, che vuole chiudere i centri di detenzione degli immigrati. E Veltroni, che è sensibile al dramma dei senzacasa». Se si candidasse lui alle primarie lo sosterreste? «Veltroni sì. Però deve mettersi il passamontagna. Sarebbe bellissimo».