Primarie, Ferrando: “Una manovra per l’egemonia a sinistra”

Primarie, dentro Rifondazione tanti dubbi
Marco Ferrando è il leader della minoranza trotzkista del Prc, a dir poco fortemente critica nei confronti delle primarie nell’Unione.

Quali critiche muovi alle primarie?

C’è una doppia connotazione negativa. In generale, le primarie rispondono al modello americano presidenzialista e plebiscitario. Nello specifico italiano invece rappresentano una leva presidenzialista nelle mani di Prodi, che chiede un’investitura plebiscitaria per ottenere i pieni poteri e avviare un programma di risanamento dei conti pubblici che, nel concreto, significherà una nuova politica dei sacrifici.

Se fosse davvero solo così, perché Bertinotti dovrebbe sostenerle?

Perché c’è un gioco di sponda sin troppo scoperto. Prodi incassa da Bertinotti l’accettazione di una investitura plebiscitaria. Bertinotti incassa da Prodi il riconoscimento come punto di riferimento dell’ala sinistra della coalizione.

Le stesse critiche possono essere estese a quegli esponenti dei movimenti che dovessero partecipare?

Certo. Le primarie sono funzionali al recupero della concertazione, dunque di fatto alla messa fuori gioco delle lotte e dei movimenti di questi ultimi anni. E’ significativo, ed è anche grave, che alcune leadership dei movimenti accettino il ruolo di comprimari in questo gioco.

Direi che comunque il fatto che ci siano tante divisioni nella sinistra radicale evidenzia la presenza di un problema…

Il problema è che questa concorrenza all’ultimo sangue per l’egemonia sull’ala sinistra della coalizione si risolve in uno scontro per la primogenitura nella collaborazione con Prodi e con il centro liberale dell’Unione. Al contrario, invece, le forze della sinistra e i movimenti dovrebbero rompere con Prodi e con il centro per dare vita a un proprio polo alternativo. La cosa sconcertante è che in tutta la sinistra gli unici a chiedere una rottura con Prodi e con il centro liberale sia la nostra area. Da questo punto di vista tutte le altre forze della sinistra dell’Unione si equivalgono. Ma i vantaggi di questa competizione per collaborare con il centro liberale li incassano solo Berlusconi, indirettamente, e lo stesso Prodi, direttamente. E tutto questo, oggi, è ancora più sconcertante che nel passato.

Perché? Cosa è cambiato?

I fatti di quest’estate hanno evidenziato con la massima chiarezza qual è la natura sociale e politica del centro dell’Unione. E’ chiaro che il governo di centrosinistra sarà il governo del risanamento dei conti pubblici e dei sacrifici. Allo stesso tempo la cosiddetta questione morale, che in realtà è una questione di classe, illustra come tutte le forze del centro dell’Unione si siano fatte paladine di diverse cordate capitaliste l’una contro l’altra armate. In questo quadro la corsa alle primarie nella prospettiva di un governo con quello stesso centro è grottesca.

Betrinotti ha detto che, se l’Unione vincerà le elezioni, il Prc chiederà subito la cancellazione della Bossi-Fini, della riforma Moratti e della legge 30. Cosa pensi di questi obiettivi?

Intanto che sono poco realistici. Verranno abrogate alcune voci particolarmente impresentabili e perdipiù quasi inutili, come il lavoro a chiamata, e per il resto la legge 30 resterà. In ogni caso, quand’anche così non fosse, si tratterebbe di soluzioni solo cosmetiche. Quello che i movimenti chiedono è la cancellazione di una intera legislazione che ha portato alla precarizzazione. Dunque la legge 30, ma anche la legge Treu, varata con il sostegno di tutto il centrosinistra. Identica cosa sulla Bossi-Fini. Va bene abolirla, ma la stessa cosa andrebbe fatta con la Turco-Napolitano.