Bertinotti: è una manovra dei riformisti. Programma? Non decide solo il leader.
Onorevole Bertinotti, se Prodi vince le primarie, e il “se” è veramente superfluo, decide lui sul programma.
«Quello è n titolo di un’intervista di Repubblica».
Ma almeno il programma, il vincitore, potrà pur farlo.
«Non è così, il regolamento delle primarie su questo punto è chiaro: chi vince organizza la partecipazione di tutte le componenti alla definizione del programma».
Sì, ma una parte dell’Unione sostiene che il programma di Prodi sarà vincolante.
«Non sono cosi ingenuo da non capire che c’è una precisa operazione politica in corso. Si era già vista sul voto per l’Iraq. Una parte dell’opinione pubblica del centrosinistra (e non solo certi partiti) immaginava che quello dovesse essere n terreno per la caratterizzazione dei riformisti ”Versus” la sinistra dell’Unione. Hanno fallito: nessun documento è stato presentato in Aula e tutta la coalizione ha votato no. Adesso sperano nello show down per stravolgere le primarie: puntano a ottenere surrettiziamente n primato della componente riformista attraverso un candidato premier, ossia Prodi. Ma è un’operazione destinata a fallire».
E perché mai dovrebbe fallire? Prodi è innanzitutto il candidato di Margherita, Ds e Sdi. E otterrà la vittoria.
«Quelle forze politiche fanno fatica a sottrarsi dal regolamento che è molto chiaro. E che non vuol dire che una certa opinione pubblica guidata da Repubblica non faccia questo tentativo. Ma si tratta di un’operazione arbitraria».
Bertinotti, lei cita il regolamento quasi fosse come le tavole di Mosè, ma si sa che quel che viene scritto e sottoscritto, in politica non sempre vale.
«Guardi che chi punta a mandare in porto questa operazione moderata non deve fare solo i conti con la sinistra dell’Unione ma anche con Prodi che non ha nessun interesse nè alcuna vocazione a farsi risucchiare da una componente dell’Unione. Chi sperava di dare una svolta moderata alla coalizione ha subìto uno scacco, la prova del fuoco in Aula, per l’Iraq, non c’è stata, e non ci sarà una prossima volta».
Insomma, prima le primarie e poi il programma.
«Le primarie sono un confronto sulla leadership. Perciò non azzerano il programma, anzi, avviano il confronto su di esso».
Bertinotti, però c’è chi ricorda che lei, vinto il congresso con una percentuale non proprio bulgara, disse che un partito si governa con il 51 per cento.
Non si possono assimilare cani e gatti. Che c’entrano le nostre assise? Per definizione in un congresso si decide la linea del partito, le primarie invece servono a decidere chi guiderà lo schieramento».
La Margherita, però, sembra puntare sulle primarie proprio per dare un’impronta riformista all’Unione.
«Chi pensa di far passare la propria opzione programmatica nascondendosi dietro Prodi dovrebbe comportarsi con coerenza e presentare la propria candidatura.
A proposito di candidature, Bertinotti, lei domani (oggi per chi legge n.d.r.) presenta la sua, ma la minoranza di Rifondazione comunista è contraria alle primarie.
Si, ma è un’opposizione ideologica: tutti sanno che se non vi fossero state le primarie non avremmo avuto in Puglia il primo presidente di Regione di Rifondazione. Comunque non vedo come questa posizione della nostra minoranza interna possa incidere sui comportamenti concreti di chi andrà a votare.
Si rende conto che sono in molti ad attenderla alla prova del voto con il fucile puntato? Se lei ottiene una percentuale risicata vi sarà subito chi dirà che le vostre opzioni programmatiche sono state sconfitte. E non vi sarà regolamento delle primarie che tenga.
So bene che se rimanessimo consegnati nel recinto di Rifondazione comunista, se la percentuale dei voti ottenuti alle primarie non travalicasse quei confini per noi sarebbe un insuccesso. La battaglia per dare all’Unione una connotazione di sinistra, per fare in modo che anche un esponente della sinistra possa guidare lo schieramento, subirebbe un duro colpo.
Si rende conto che se lei prende anche il 15 per cento un rischio è che la posizione della sinistra venga ghettizzata?
E’ un rischio è evidente e non lo nego, però vorrei aggiungere una cosa: chi vuole dare all’Unione un orizzonte moderato dovrà fare i conti non solo con la rappresentanza politica della sinistra ma anche con un arcipelago ben più complesso e diffuso. Se io perdo non si può certo pensare che per questa ragione rimarranno inascoltate le istanze della Cgil, della Fiom, dell’ Arci, della Tavola della Pace. Faccio un esempio…
Prego.
Tra le mie priorità io porterò il problema della precarietà del lavoro, quindi i contratti a tempo indeterminato e l’abolizione della legge 30. E’ chiaro che una mia eventuale scontata non affossa la proposta. La Cgil infatti è determinata, e non credo che l’Unione possa prescindere dalla posizione del maggior sindacato italiano. Lo stesso vale per la guerra».
Bertinotti, sarà come dice lei, ma intanto non siete riusciti a mettere nella vostra carta dei valori che la legge sull’aborto è patrimonio comune di tutta l’Unione.
Ci sono stati dei distnguo io ovviamente, non avevo nessun problema, ma alla fine abbiamo pensato tutti che fosse sciocco dividersi su questo punto, visto che poi Frodi ha fatto una dichiarazione in questo senso.