La prigione militare di Guantanamo, enclave militare dell’isola di Cuba, dove sono detenuti circa 500 enemy combatant catturati durante la “guerra ‘al terrorismo” è di nuovo sotto i riflettori dei media statunitensi. Ma questa volta non si tratta di metodi d’interrogatorio considerati da alcuni eccessivamente duri, né delle identità dei prigionieri, alcune delle quali rimangono segrete nonostante la causa intentata dall’Associated presSo Ad avere portato nuovamente il caso Guantanamo nelle prime pagine dei giornali americani è lo sciopero della fame cominciato lo scorso dicembre e praticamente concluso negli scorsi giorni. In realtà non si tratta che dell’ennesimo episodio di hunger strike dal 2002 a questa parte. Sotto i riflettori, ora, sono però i metodi con cui il personale militare è riuscito a “convincere” i detenuti a interrompere lo sciopero della fame: pare infatti che gli hunger striker siano diminuiti da un ottantina a poche unità nel giro delle scorse settimane.
Per quanto il Colonnello Jeremy M. Martin, portavoce dei militari americani a Guantanamo, assicura che il nutrimento forzato dei prigionieri sia avvenuto secondo standard «di compassione e di umanità», gli avvocati coinvolti non la pensano allo stesso modo. «E’ evidente che il governo ha posto fine allo sciopero della fame non solo con la forza, ma anche con i metodi più brutali e inumani», ha detto l’avvocato Thomas B. Wilner, che rappresenta sei cittadini kwaitiani detenuti a Guantanamo in un’intervista rilasciata al New York Tnnes. Secondo quanto riportato dal quotidiano newyorchese i metodi «inumani» comprendono immobilizzare i detenuti, e ficcare loro un tubo di plastica per il setto nasale fino allo stomaco, attraverso cui fare fluire il nutrimento, per poi mantenere il prigioniero legato onde evitare che possa auto-indurre il vomito. Ma anche privare i detenuti di coperte e altri generi di conforto, oppure rinchiuderli un una stanza a temperatura glaciale. TI colonnello Martin ha in effetti ammesso l’uso di mezzi forti, incluse «sedie restrittive», ma tiene a precisare che ciò avviene solo quando è «strettamente necessario per mantenere il prigioniero in vita». Del resto, ha aggiunto il vicesegretario della Difesa Usa per la salute William Wmkenwerder Jr, si tratta di un dilemma morale: «Permettere a una persona di commettere suicidio, oppure prendere misure per proteggere la sua salute e salvare la sua vita?». Detto per inciso, il «suicidio assistito» è considerato legale in alcuni stati dell’ America, e la Corte suprema federale ha di recente dichiarato costituzionali le leggi a riguardo. Due fonti militari del Nyt hanno rivelato, sotto condizione di anonimità, che l’utilizzo delle misure più severe è stato implementato dopo che ci si è resi conto che il tradizionale metodo coercitivo (tubo di plastica) non funzionava perché i detenuti finivano per vomitare deliberatamente.
Secondo alcuni dei legali, però, le misure adottate si avvicinano preoccupantemente alla definizione di tortura. Tra questi Joshua Colangelo Bryan, il quale sostiene che uno dei suoi clienti ha subito delle ferite a causa del tubo di plastica, inserito e rimosso violentemente al punto di farlo sanguinare. In altri casi, racconta l’avvocato, i militari hanno scientemente obbligato i detenuti a deglutire una quantità eccessiva di cibo, tanto da provocare dissenteria ed altri disturbi.
Al di là della brutalità di alcune tecniche che avrebbero avuto luogo, quello del nutrimento forzato in caso di sciopero della fame rimane un tema aperto. L’Associazione medica mondiale, per esempio, considera il nutrimento forzato «comportamento amorale».
Colonnello Jeremy M. Martin ha concluso l’intervista con il Nyt sottolineando che «lo sciopero della fame è una tecnica di Al-Qaeda che mira ad attirare l’attenzione dei media e a mettere il governo americano sotto pressione». E che i detenuti siano riusciti ad attirare l’attenzione dei media statunitensi c’è poco dubbio, ma sorge il dubbio che non tutti a Guantanamo si rendano conto che quella dello sciopero della fame non è una tecnica frequentemente usata solo da Al-Qaeda.