Presto nuove atomiche «facili da usare»

Anche il presidente Bush ha festeggiato il 2007 sparando il suo botto di capodanno. Nucleare. Si tratta di una nuova generazione di testate, destinata a sostituire l’intero arsenale nucleare statunitense. Il progetto, anticipato dal New York Times, dovrebbe essere annunciato questa settimana dal Nuclear Weapons Council. Esso combina i progetti presentati da due laboratori militari, il Los Alamos e il Livermore, l’uno in concorrenza con l’altro.
La definitiva progettazione delle testate entro il 2010 e l’inizio della produzione entro il 2012 comportano una profonda ristrutturazione del complesso nucleare statunitense, con un costo di oltre 100 miliardi di dollari.
Perché l’amministrazione Bush vuole rinnovare completamente l’arsenale nucleare statunitense, il più potente del mondo, comprendente 6mila testate pronte a essere usate e in grado di colpire qualsiasi punto del globo? La ragione ufficiale è che tali testate, costruite negli anni Ottanta, sarebbero ormai invecchiate a causa del decadimento del plutonio e quindi non più affidabili. Tale motivazione è venuta però a cadere quando, lo scorso novembre, una commissione federale ha appurato che esse resteranno funzionanti per un secolo o più. A questo punto l’amministrazione ha posto l’accento sulla necessità di costruire testate con tecnologie tali da impedirne l’uso se cadessero in «mani ostili». Il progetto ha in realtà un’altra motivazione, che il New York Times non prende neppure in considerazione: quella di far fare agli Stati uniti un balzo in avanti nella corsa agli armamenti, distanziando le altre potenze nucleari sul piano tecnologico e costruendo armi di nuovo tipo, come le mini-nukes che, grazie a effetti collaterali ridotti, potrebbero essere utilizzate in conflitti regionali. E, poiché la ricerca in tale campo è più avanzata di quanto appaia, rientra nel progetto anche la realizzazione di armi di concezione interamente nuova.
I critici del progetto (soprattutto tra i democratici che controllano il Congresso) avvertono che «per Washington, questo sarebbe il momento sbagliato per produrre una nuova testata nucleare di qualsiasi tipo». L’amministrazione Bush sta infatti tentando di convincere il mondo ad applicare sanzioni alla Corea del nord e all’Iran perché pongano fine ai loro programmi nucleari. Apparirebbe quindi ipocrita se proprio ora decidesse di potenziare l’arsenale statunitense. Ancora peggio sarebbe se gli Stati uniti, per mettere a punto le nuove testate, riprendessero le esplosioni nucleari sotterranee, proibite dal Trattato per la completa messa al bando dei test nucleari (1996), che Washington ha firmato ma non ratificato. Ciò indurrebbe Cina e Russia a fare lo stesso.
In realtà, anche se il New York Times non ne parla, le conseguenze sarebbero ben più gravi. Le nuove testate verrebbero fornite anche alla Gran Bretagna: il governo Blair ha infatti presentato, in dicembre, un programma che prevede l’acquisizione di una nuova generazione di sottomarini da sostituire a quelli attuali, armati di missili nucleari statunitensi Trident D5. Il potenziamento delle capacità di attacco nucleare di Usa e Gran Bretagna indurrebbe le altre potenze nucleari, in particolare Russia e Cina, ad accelerare il potenziamento qualitativo delle proprie forze.
La Russia è pronta a trasferire su rampe di lancio mobili (più difficilmente avvistabili) parte dei missili balistici intercontinentali Topol-M, con gittata di oltre 10mila km, e ad armarli con testate nucleari multiple indipendenti, così che ogni missile possa colpire più obiettivi. Ciò era proibito dallo Start II ma, dopo che Washington si è ritirata dal trattato nel 2002, anche Mosca ha dichiarato di non sentirsi più vincolata dagli obblighi che esso prevedeva. E, poiché gli Stati uniti vogliono installare missili anti-missile a ridosso del territorio russo, inizialmente in Polonia e Repubblica ceca, Mosca ha avvertito che prenderà ulteriori contromisure.
Ad essere coinvolta è anche l’Italia, dove sono schierate 90 delle 480 bombe nucleari Usa in Europa. Non ci dobbiamo però preoccupare: tra qualche anno saranno sostituite dalle nuove testate nucleari definite dal generale James Cartwright, capo del Comando strategico, «sicure e affidabili se usate».