Prc, le donne contro Luxuria «In Sicilia non la vogliamo»

PALERMO — Candidano Luxuria nella terra che cinema e letteratura un tempo raccontavano con la macchietta dei «masculi» focosi, delle passioni brancatiarie, di un malinteso onore non solo di stampo mafioso, e a Palermo esplode la rivolta. Non degli omini tutti d’un pezzo. Ma delle donne comuniste e di area che al candidato trans preferiscono una di loro. Come si legge in un appello fino a ieri sera sottoscritto da duecento firme raccolte contro «l’imposizione romana».
Accordi di vertice della Sinistra Arcobaleno e «porcellum» portano infatti Vladimir Luxuria in Sicilia dove, per farle posto alla Camera, deve spostarsi in seconda posizione al Senato la deputata uscente di Rifondazione, Daniela Dioguardi. Col rischio di non essere eletta. Un insidioso «fatti più in là» perché lo sanno tutti che sarà difficile conquistare l’otto per cento indispensabile a Palazzo Madama. E implacabili le compagne della Dioguardi sferzano: «Eravamo ragionevolmente sicure che, pur nella nefandezza del “porcellum”, le segreterie di partito avrebbero valorizzato le intelligenze, le passioni e le risorse di cui la Sicilia dispone».
Libertaria, anarcoide e fuori da ogni schema, proprio non ci sta Luxuria a passare per l’invasore, mentre le leggono alcune firme pesanti come quelle di Rita Borsellino e Pina Grassi. E mentre prepara le valigie per il trasloco elettorale a Palermo la rasserena solo una telefonata: «Mi ha chiamato la stessa Dioguardi spiegandomi che non è un documento contro di me, semmai contro i vertici. Anche perché io non ho partecipato ai giochi per stare qui o lì. Né la mia è una candidatura blindata. Siamo tutti a rischio».
Nessuno dirà mai che non vogliono un trans candidato nella loro circoscrizione, ma sembra aleggiare perfino questo vago e acido dubbio nella ribellione. Anche se la prima a sfrondarlo è proprio la Dioguardi, colonna portante delle battaglie civili, moglie di Armando Sorrentino, avvocato di parte civile in tanti processi contro Cosa Nostra. E per questo Rita Borsellino la chiama: «Non capisco una simile scelta. Ovvio che dovresti essere tu la candidata. Ma io ti sosterrò comunque». E Pina Grassi: «Con te va premiato l’impegno per una Sicilia perbene». E un’altra storica protagonista delle battaglie femminili, Bice Salatiello, animatrice dei gruppi volontari di quartieri a rischio come lo Zen: «Che c’entra Luxuria a Palermo? Proprio in questa realtà così difficile dovevano candidarla? Come lo spieghiamo alle donne e agli uomini dello Zen?».
Quesiti che rimbalzano a Roma, dove Luxuria, rincuorata dalla solidarietà di Arcigay Sicilia, esclude che l’isola non sia il posto giusto per lei: «Sono nata a Foggia. Chi avrebbe detto che un omosessuale dichiarato come Nichi Vendola sarebbe diventato presidente della Regione? E si pensa ormai a Rosario Crocetta come mitico sindaco antimafia di Gela, non come gay. Siamo cresciuti tutti in questo Paese. E sono sicura che di uomini siciliani siano più aperti e ospitali di come vengono immaginati». Resta il nodo di quelle firme che oggi saranno portate al segretario regionale di Rifondazione Rosario Rappa, gran mediatore pronto intanto a tamponare i sospetti: «Luxuria non è l’attricetta che potrebbe proporre Berlusconi. Che in alcune fasce possa esserci qualche problema lo so, ma non è candidatura da velina perché parla a un mondo enorme, vasto, diffuso…». E rilancia l’obiettivo della speranza: «Fare eleggere tutte e due, Daniela e Vladimir».