Ufficialmente non è a rischio. «La federazione della sinistra è una necessità sempre più evidente. Il problema non è che fare il 20 ottobre, è che fare il 21», dice Cesare Salvi, capogruppo di Sd in senato. «Il percorso unitario deve andare avanti. Le differenze non ci spaventano, anche se non vorrei che la manifestazione diventasse contro la Cgil», gli fa eco l’omologa alla camera Titti Di Salvo.
Due voci discordi quanto basta per rendere l’affanno in cui si trova la neonata Sinistra democratica. La prima a stare sempre più stretta nella tenaglia surreale Cgil-Fiom.
Un breve vertice in senato sul documento per la finanziaria, che sarà presentato a breve a Prodi, ha preso atto delle difficoltà sul 20 ottobre. Stasera alle 21 Franco Giordano e Fabio Mussi interverranno insieme dal palco della festa nazionale di Rifondazione a Torino. E il viaggio in aereo, forse, sarà l’occasione per i necessari chiarimenti.
Inutile dire che un attacco così forsennato da parte di tutti i giornali (vedi pagina a fianco) non lascia indifferente la sinistra, che quasi al-runanimità vi legge una campagna di criminalizzazione inaccettabile o di minimizzazione quantomeno sospetta.
E’ in questo quadro che il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani chiede alla politica di «fare un passo indietro». Rifondazione non darà indicazioni di voto al referendum ma non può sottrarsi ai lavori parlamentari. Per Giovanni Russo Spena, capogruppo Prc in senato, «la politica deve farsi avanti e rispondere alle esigenze dei diretti interessati: i lavoratori e i pensionati». Anche Cesare Salvi ricorda che «manifestare fa sempre bene» ma «un parlamentare deve fare qualcosa di più, ci si aspetta che ottenga qualche risultato».
Il problema è che dal Pd e dal governo filtrano ipotesi di mediazione minime. Nulla sulla decontribuzione degli straordinari né sul tetto di 5mila lavoratori «usurati» esclusi dall’innalzamento dell’età pensionabile. Qualche disponibilità a discutere solo sull’abolizione dello staff leasing (l’unica impresa a utilizzarlo è una coop di servizi di Reggio Emilia). Ma lo stesso Epifani sottolinea che il ministro del Lavoro Cesare Damiano abbia lanciato qualche apertura anche sulla parte relativa ai co.co.co.
Voci non confermate infine insistono sull’inserimento del protocollo direttamente in finanziaria, ipotesi che vede la contrarietà di tutta la sinistra. «Sarebbe illegittimo -rileva Salvi – nella manovra di bilancio non è mai stata inserita nella storia una norma ordinamentale sul lavoro».
La scelta della Fiom divide non tanto e non solo i partiti della sinistra. Pdci, Prc, buona parte di Sd e dei Verdi (tra cui Cento e Bulgarelli) difendono la legittimità della scelta del comitato centrale. Ma le sfumature si fanno strada anche all’interno dei partiti. Nei Verdi, per esempio, Pecoraro Scanio e Angelo Bonelli, capogruppo alla camera, scelgono la «non ingerenza» chiesta da Epifani. Solo Giordano, leader del Prc, rievoca i fischi di Mirafiori: «Il più grande sindacato di categoria in Italia esprime la sofferenza di tanti. Una politica in crisi di credibilità dovrebbe avere l’umiltà dì ascoltare. Ci siamo già dimenticati dei fischi di Mirafiori? Quel malessere esiste e va interpretato».