In Italia i poveri sono decisamente più dei ricchi, lo dimostrano dati diffusi dal ministero dell’economia. Si allarga anche sempre di più il divario tra nord e sud, che resta povero, anzi poverissimo. Una dato di fatto che emerge anche dal secondo dossier regionale sulla povertà della Caritas e della fondazione Facite, curato da don Giacomo Panizza di “Progetto Sud” e dal sociologo Walter Greco.
Se la Lombardia è la regione più ricca d’Italia (con un reddito imponibile censito nel 2003 di 19.270 euro, contro il reddito medio italiano di 16.210), è sempre la Calabria a detenere il primato di regione più povera (11.560 euro). La seguono a ruota Basilicata, Puglia e Molise. La povertà in Calabria, che si sta espandendo a macchia di leopardo, sta diventando “familiare”. Secondo dati della Cgil regionale il 41,1 % delle famiglie è a rischio povertà. Non sono più solo i singoli soggetti, ma i nuclei “strutturati” (le famiglie) a chiedere aiuto alla Caritas. «Analizzando i dati emerge che ci sono forme di impoverimento di tipo non tradizionale, perché questo sta toccando sempre di più le famiglie “normali” – spiega GrecoÑ e la famiglia come elemento di integrazione ne soffre. Non riesce più a provvedere ai bisogni del singolo. Ci sono sempre più persone che ricorrono a forme di aiuto esterne, mentre prima l’aiuto arrivava proprio dalla famiglia o dal vicinato. Sistema sempre più affievoliti da fenomeni come per esempio l’emigrazione». Infatti in Calabria i tassi di disoccupazione giovanile per chi resta sono altissimi (52, 5% contro il 5,8%).
Per il dossier sono state ascolatate 800 persone. Il disagio riguarda per due terzi le donne che in termini relativi hanno un livello di scolarizzazione piuttosto elevato. Questo però non le aiuta ad inserirsi nel mercato del lavoro.
Ma cosa chiedono principalmente i calabresi che si rivolgono alla Caritas?
Soprattutto beni e servizi materiali (36,3%). «In Calabria il problema è che la mentalità si basa sul rapporto clientelare – spiega don Panizza – manca una cultura dei servizi. Ci si rivolge all’amico, al politico. Il sistema non è quello dei diritti ma del favore». Un problema culturale che secondo il fondatore di Progetto Sud non aiuta la regione ad uscire dalla situazione di povertà in cui si trova. Una situazione difficile che fa comodo anche ai politici perché i fondi ci sarebbero. La legge 328 del 2000 sui servizi sociali consente infatti agli enti locali di chiedere fondi per costruire sevizi sociali, ma, come fa notare don Panizza «sono passati ben due governi ma nessuno ha chiesto nulla – e prosegue – questo modo di fare indebolisce la capacità di reagire alla povertà. Ci vogliono buone pratiche e servizi che aiutino i disoccupati a trovare un lavoro e agli emarginati di intregrarsi».
Greco attribuisce parte della responsabilità al passato governo di centrodestra, «che ha combinato guai. Ma non è tanto il problema politico, quanto il mutamento ideologico che ha lasciato nella popolazione e cioè l’idea che è il mercato a risolvere tutti i problemi». Purtroppo quello della Calabria è un problema di non facile soluzione rapida, ma conclude il sociologo: «La deprivazione culturale non vuole risposte di tipo economico. E’ un problema di integrazione sociale. Ci vogliono politiche culturali. Come si integra un ragazzino che a 15 anni spaccia? Questo è il problema. I problemi non si risolvono solo attraverso il mercato, ma creando opportunità per chi non riesce ad integrarsi».