Una letterina pastorale accompagnerà la benedizione delle uova di Pasqua nelle case romane, anzi un volantino di propaganda anti-Dico sull’«importanza sociale della famiglia». È l’ultima trovata del cardinal Ruini, che ha perso la Cei ma non il vizio e che ora in qualità di vicario di Roma ha trasformato i sacerdoti della diocesi in pony-express della chiesa.
Che c’è di male, si dirà, se insieme all’acqua benedetta arriva anche una missiva che aiuta a riflettere sui grandi temi sociali e culturali? Contenuto e metodo, però, non hanno il sapore della colomba pasquale, e sono in linea con il forcing papalino che ha lanciato la campagna dell’obiezione di coscienza per giudici e parlamentari contro leggi «eversive dell’antropologia personale e familiare che dall’Eucarastia scaturisce», e che ha bacchettato il cardinal Martini, detto l’«antipapa», per le sue parole di apertura al dialogo.
La missiva, consegnata secondo le modalità berlusconiane, del tutto inconsueta e forse senza precedenti, è introdotta da Ruini e contiene un testo del cardinale di Firenze Ennio Antonelli, che, in sintonia con Benedetto XVI, fa appello alla «ragione». Così anche chi non è credente potrà condividere le considerazioni proposte in «armonia con la fede cristiana». Ecco di nuovo la pretesa della «ragione universale», l’attacco al relativismo come fonte di tutti i mali, che conduce questo papa verso l’eliminazione di ogni pensiero, filosofia, etica, politica che non siano quelle della Chiesa romana.
Non è la parola del Vangelo che arriverà nelle case, ma una diffida verso uomini e donne che «privilegiano i diritti e l’indipendenza dell’individuo». Che cristianamente accolgono nella comunità umana le coppie di fatto e quelle omosessuali, le quali, invece, «non hanno gli stessi diritti delle famiglie, dato che non hanno gli stessi doveri». Nella lettera, si precisa che tali coppie sono equiparabili a «un rapporto privato tra individui, analogo al rapporto di amicizia, per il quale nessuno si sogna di chiedere un riconoscimento giuridico». Cancellata ogni relazione d’amore, i Dico (mai nominati) si dissolvono in un rapporto inconsistente, indegno di attenzione da parte delle istituzioni.
Questa è la sorpresa pasquale di un pontificato violento che individua nella famiglia tradizionale il baluardo non tanto della società ma del dominio ecclesiale sull’ordine simbolico. Intollerabili non sono i comportamenti «devianti», ma la valorizzazione, il riconoscimento culturale e giuridico di soggetti che ribaltano le gerarchie sessuali (donne e gay) e che quindi, praticando il relativismo estremo, minano il magistero universale del Vaticano. Non c’è più armonia in terra e in cielo con i Dico, tanto che alla fine la lettera esplicita l’invito a «dare la vostra adesione alle associazioni» che tutelano la famiglia, la sola in grado di garantire «libertà e solidarietà». L’unico consiglio per passare una buona Pasqua è: non aprite al postino, nemmeno se suona due volte.