Muoiono tre protagonisti della storia portoghese: Vasco Gonçalves, Alvaro Cunhal, Eugenio de Andrade
Insieme Se ne sono andati, fra sabato e domenica, uno dopo l’altro: Vasco era uno dei capitani d’aprile, Cunhal (nella foto Ap) il ferreo leader del Pcp, De Andrade uno dei maggiori poeti lusitani
Quasi contemporaneamente, per uno strano gioco del destino, il Portogallo ha perso tre grandi figure della sua vita politica e culturale. Il primo è stato il generale Vasco Gonçalves, uno dei massimi protagonisti della Rivoluzione dei garofani del `74, morto l’11 giugno. Gonçalves, uno dei «capitani d’aprile», primo ministro durante il governo provvisorio del 1975, molto vicino al Partito comunista portoghese e, per questo, definitivamente emarginato durante la contro-rivoluzione del 25 novembre di quell’anno. La sua morte è stata seguita, nella stessa notte del 12 da quella di Álvaro Cunhal, storico dirigente del Pcp e del poeta Eugénio de Andrade, considerato uno dei maggiori poeti lusitani contemporanei. Cunhal, che aveva 91, considerato «uno stalinista» che si era sempre opposto all’euro-comunismo, era una personalità forte e carismatica, rispettata e ammirata da tutto l’arco politico per il suo grande coraggio e coerenza. Ripercorrere la sua vita significa ridisegnare la vita del Portogallo moderno, dalla dittatura di Salazar alla resistenza, dalla rivoluzione del 25 aprile 1974 alla costruzione della democrazia, dal rapido progresso economico degli anni 80 e 90 alla crisi che attraversa oggi il paese.
Cunhal è stato sempre un grande protagonista, sia in prima linea sia dietro le quinte, come avveniva dal `92, quando aveva ufficialmente abbandonato la vita politica per dedicarsi all’attività artistica. Perché Cunhal era anche un fecondo artista plastico, un traduttore e un uomo di lettere: ha scritto diverse opere politiche e romanzi (firmati Manoel Tiago).
Nato a Coimbra nel 1913, ultimo di tre fratelli, li vede morire entrambi, giovanissimi, di tubercolosi. A 11 anni si trasferisce con la famiglia a Lisbona, dove entra nella facoltà di Diritto e inizia la sua vita politica. Nel `35, comincia la sua clandestinità, nel `36 fa già parte del Comitato centrale del Pcp e parte per la Spagna, partecipando alla guerra civile. Nel `37 è arrestato per la prima volta dalla Pide, la polizia politica salazarista. Nel `40 è nuovamente arrestato e discute la sua tesi di laurea nella facoltà di Diritto, sotto scorta poliziesca. La tesi era sulla realtà sociale dell’aborto, testo ripreso più tardi, dopo la rivoluzione, durante la campagna per il referendum che ne difendeva la legalizzazione. Nel `49 è arrestato per la terza volta e rinchiuso nella terribile prigione di Peniche, al nord di Lisbona, dove rimarrà per 11 anni. Sono gli anni più duri, otto trascorsi in totale isolamento. Nel 1960 organizza con un gruppo di compagni una rocambolesca evasione, diventata ormai mitica per la sua audacia e intelligenza. Nel `61, in clandestinità, è eletto segretario generale del Pcp, nel `62 fugge a Parigi, dove rimane fino al `74. Torna in Portogallo in quello straordinario e indimenticabile 1° maggio del `74, è acclamato a Lisbona come un eroe. Da allora rimane alla direzione del partito fino al `92, quando passa il potere al suo delfino Carlos Carvalhas, sostituito nel 2004 da Jerónimo de Sousa, continuatore fedelissimo della sua linea politica.
Molti commentatori politici si chiedono se ora qualcosa cambierà dentro la monolitica struttura del mondo comunista portoghese, tra i più ortodossi d’Europa e tra i più fedeli all’ideologia marxista-comunista. L’attuale direzione è, per ora, perfettamente allineata sulle posizioni cunhaliste, malgrado le grandi dissidenze interne che hanno scosso il Pcp negli ultimi anni ma non lo hanno, apparentemente, incrinato e sono state rapidamente riassorbite dal Partito socialista del premier José Socrates, salito recentemente al potere con la maggioranza assoluta dei voti. Si guarda con maggiore speranza di rinnovamento, invece, all’attuale direzione della Cgtp (il maggiore sindacato) e al il suo presidente, il comunista Carvalho da Silva, figura di grande apertura e intelligenza politica.
Tra le prime reazioni, quella del presidente della Commissione europea, l’ex maoista e ora destrorso Durão Barroso che ha definito Cunhal «una delle più grandi personalità portoghesi del secolo XX». Per il socialista Mario Soares, che fu il suo grande avversario politico, «Cunhal era un uomo retto e un grande resistente contro il fascismo». Per Zita Seabra, espulsa dal Pcp negli anni 90 e oggi dirigente socialdemocratica «Cunhal era un uomo coraggioso e un seduttore politico che trascinava la folla». Un anonimo militante comunista ha detto, con le lacrime agli occhi: «Cunhal era un rivoluzionario, solo questo». Cunhal non lascia memorie, né biografie. Intervistato sull’ argomento, ha risposto una volta, ironicamente:«La mia attenzione è rivolta al presente e al futuro. Quando mi rivolgerò al passato, forse non avrò più memoria per ricordarlo.»