Più lavoro e meno precari

La manifestazione del 26 marzo, indetta dal sindaco di Milano e dai partiti del centro-destra milanese (con l’unica eccezione dell’Udc), ha dimostrato il carattere fortemente politicizzato e anti-governativo del corteo promosso: alimentare le paure individuali e collettive serve a perseguire altre finalità politiche come sviare l’attenzione dai veri problemi sociali e ambientali che assillano la città. Fortunatamente la rete dei comitati (con i partiti dell’Unione) ha promosso una iniziativa di segno diverso che, tramite una catena umana ha simbolicamente unito il Municipio alla Prefettura con lo slogan: “Sicurezza è: + lavoro – precari”. La sicurezza non è infatti una categoria neutra sotto il profilo sociale, è evidente, pertanto, che non possa esserci sicurezza in senso lato se prima non vi è “sicurezza sociale”. La percezione di insicurezza nella nostra città continua ad aumentare nonostante i dati contenuti nella relazione del Presidente della Corte d’Appello di Milano indichino una diminuzione complessiva dei reati legati alla criminalità: furti, rapine e omicidi in diminuzione e in aumento risultano truffe e violenze sessuali, ma considerando che nel 70% circa dei casi la violenza avviene tra le mura domestiche con mariti, parenti, conoscenti che stuprano. Se a ciò aggiungiamo che i delitti in famiglia hanno superato il numero di delitti per mafia e criminalità potremmo dire che in realtà il posto più pericoloso nel quale stare è casa propria! Problematica questa di portata sociale che va affrontata anche sul piano di un cambiamento culturale e non solo in relazione al livello repressivo. Il più efficace strumento per garantire la sicurezza è quello di stimolare la vita nei quartieri, nelle periferie e nei centri degradati, per permettere ai cittadini di riappropriarsi del territorio e di far presidio con la loro presenza, contro criminalità e degrado. E’ utile perseguire, politiche di integrazione sociale e di accoglienza dei cittadini stranieri con attività loro destinate (consulenza legale, distribuzione di informazioni utili, insegnamento della lingua italiana) per farli emergere da quel confine sottile che purtroppo esiste fra legalità e illegalità, anche alla luce della normativa nazionale vigente. Nell’ambito di una politica più ampia sulla giustizia va inoltre sviluppato un sostegno alle vittime dei reati, individuando presidi locali che permettano alle vittime non solo di denunciare il reato subito, ma anche di trovare assistenza materiale e psicologica, sostegno questo spesso non fornito dai luoghi istituzionali tradizionali. Infine, una particolare attenzione, dovrà essere data ai problemi posti dai lavoratori della sicurezza a partire dalle risorse destinate e dalle condizioni di lavoro degli agenti di polizia locale. Ecco solo alcune osservazioni per rilanciare in tema di sicurezza il ruolo del welfare pubblico e dello stato sociale.