Pisanu vuole attivare SuperAmanda, il grande fratello per spiare gli italiani

Un gigantesco sistema in grado di catalogare e registrare tutto ciò che gli italiani si scambiano. Attraverso il telefono, i ‘messaggini’ dai portatili, attraverso la posta elettronica, i fax. L’Echelon nostrana esiste già. Studiata da Telecom ha una sua sede centrale, in Calabria

Ci sono tre condizioni. Se si realizzessero, però, saremmo tutti un po’ meno liberi. Prima frase ipotetica. Se passeranno le misure antiterrorismo – così le hanno chiamate – suggerite dal ministro Pisanu. Che in aula non avrà usato i toni dei leghisti ma alla fine – fra le tante altre cose – ha proposto che ci sia la possibilità di intercettazioni senza l’ok dei magistrati. Seconda condizione. Se l’Europa – che per ora traccheggia – finirà per accettare la proposta di Blair: quella per cui i ‘gestori’ della telefonia avranno l’obbligo di conservare i dati del traffico telefonico e delle e-mail per quattro anni. Se queste prime due condizioni si realizzassero, ecco che anche la terza diventerebbe realtà. Si parla di SuperAmanda, una sorta di Echelon in versione nostrana. Un sistema, un gigantesco sistema in grado di spiare, catalogare, registrare tutto ciò che gli italiani si scambiano. Attraverso il telefono, i ´messagginiª dai portatili, attraverso la posta elettronica, i fax. Un sistema che ha già una sua sede centrale, in Calabria.
L’ha messa lì la Telecom. La notizia non è nuovissima, se n’è già parlato nei mesi scorsi. C’è stata anche tanto di interrogazione parlamentare – ovviamente senza risposta – del capogruppo al Senato di Rifondazione comunista, Gigi Malabarba. Che ha chiesto cosa sapesse Pisanu di Giuliano Tavaroli, ex sottoufficiale dei carabinieri e di Emanuele Cipriani, ex console e capo di un’agenzia investigativa privata – entrambi coinvolti in inchieste su corruzione e spionaggio industriale – che furono assunti dalla Telecom di Tronchetti Provera. Assunti – Tavaroli addirittura con l’incarico di vice presidente – per occuparsi di sicurezza interna. Ora i due hanno lasciato gli incarichi ma hanno fatto in tempo ad occuparsi del Cnag, il ‘Centro Nazionale Autorità Giudiziaria’, che è l’ufficio per le intercettazioni che avrebbe dovuto tenere i rapporti con tutte le Procure.

E’ da lì, è dal Cnag, che poi s’è sviluppato il progetto SuperAmanda. Nato e cresciuto quando si cominciÚ a parlare di riforma dei servizi segreti, sull’onda dell’11 settembre. Quando Franco Frattini, all’epoca alla commissione parlamentare, propose una riforma che voleva dare ai servizi un potere di intercettazione superiore a quello delle forze dell’ordine: queste hanno bisogno di un’autorizzazione del magistrato, gli 007 lo avrebbero potuto fare su qualunque cittadino. Bastava che ci fossero ´ragioni legate alla sicurezza’. Ipotesi che neanche i servizi hanno mai richiesto.

Fortunatamente la riforma si arenò. Ma chi sa di queste cose racconta che SuperAmanda già si era fatta avanti, proponendo un ´pacchettoª tutto compreso. Un po’ come si usa nei viaggi di gruppo. Un appalto, insomma, per il controllo di tutto e di tutti, che avrebbe portato nelle tasche della Telecom centinaia di milioni euro. E nelle case degli italiani molti abusi, visto che già oggi – dati forse troppo poco pubblicizzati – nel nostro paese si spende per le intercettazioni più di quanto si spenda negli States. In proporzione agli abitanti.

Ora, la questione si ripropone. Zeusnews, un sito informatissimo per tutto ciò che riguarda l’informatica ma sempre con una chiave di lettura democratica, dice che SuperAmanda potrebbe tornare alla carica. In realtà, il condizionale è un eufemismo. Perchè il pacchetto Pisanu sembra fatto apposta per concludersi con un appalto alla Telecom. E oggi la situazione è cambiata, anche dall’epoca di Frattini. Proprio ieri mattina, sempre Malabarba, in aula ha denunciato che pezzi della destra’ non hanno più neanche bisogno di varare riforme, stanno già lavorando ad un superpotere. Hanno messo da parte gli iter parlamentari e ora puntano al concreto. E c’è chi, come Carlo Taormina, parla esplicitamente di ‘superpolizia’. ‘Almeno lui – commenta il capogruppo del Prc – ha il pregio di chiamare le cose col nome appropriato. Ma sarebbe ora che le forze democratiche cominciassero a sollevare qualche problema sullo strapotere del signor Di Gennaro, che si è rafforzato in modo inquietante, assai al di sopra degli schieramenti politici’.

La superpolizia è quasi pronta (le promozione degli autori dei pestaggi a Genova rientrano in questo quadro), le leggi speciali pure. E il grande fratello aspetta solo il momento per presentare il conto. Conto economico. Sì, perchÈ in Italia avverrebbe che gli utenti dovrebbero pagare prima al loro gestore per la telefonata, poi, sempre alla Telecom Italia (attraverso il ministero) pagherebbero anche il costo dell’intercettazione. E così, caso unico al mondo, l’ex monopolista delle telecomunicazione diventerebbe ‘monopolista esclusivo delle intercettazioni’.

In rete, nelle tante aree dibattito dove si prova ad affrontare questo tema, c’è chi ha proposto che almeno SuperAmanda diventi pubblica. Sia acquisita dallo Stato, e poi gestita con criteri di trasparenza, e l’intercettazione preveda sempre l’autorizzazione dei magistrati. Così lo Stato, il ministero, dovrebbe riacquistare le sofisticate attrezzature della Telecom. Sarebbe il male minore. Ma forse in questo caso si è ancora in tempo ad evitare comunque il danno. Ed impedire che ci sia un’Echelon italiana.