Pisanu supera a destra Sarkozy

Nella discussione tra Sarkozy e Pisanu ci rimettono gli immigranti: non ci saranno più regolarizzazioni, assicura l’italiano, chiudendo così la polemica innescata dal francese, che martedì accusava Roma e Madrid di avere la manica larga in fatto di sanatorie. «La maggior parte dei paesi dell’Unione europea – ha affermato Pisanu a margine del Consiglio dei ministri degli interni e della giustizia – è convinta che bisogna porre fine alle regolarizzazioni massicce per incoraggiare l’immigrazione regolare e scoraggiare in ogni possibile modo quella clandestina». «L’osservazione di Sarkozy – insiste Pisanu – è giusta perché una decisione di dimensioni considerevoli come sono state le regolarizzazioni fatte prima dall’Italia e poi dalla Spagna, hanno ripercussioni immediate sia all’esterno che all’interno». In sintesi, non ci saranno nuove sanatorie. Pisanu sembra comunque scegliere a Bruxelles la via della moderazione con il collega francese, un’operazione perfetta per chiarire la volontà di non ripetere regolarizzazioni, mettendo così a tacere tanto le critiche che piovono d’oltralpe quanto quelle della sua maggioranza: «Bisogna andare estremamente cauti con le regolarizzazioni, in Europa si può entrare, e pure in molti, ma solo in maniera regolare», conclude il ministro. Peccato che manchi un sistema di quote, anzi che alcuni paesi, come la Germania e l’Austria, siano apertamente contrari a quest’idea considerando la materia di stretta competenza nazionale. L’ha ripetuto ancora ieri il neo ministro degli interni tedesco Wolfgang Schauble. Altri propongono che la parola «quote» venga sostituita da quella «pacchetti», manovre linguistiche che non cambiano la sostanza: parlare di una lotta serrata all’immigrazione illegale e di promuovere (fantomatiche) politiche per quella legale si risolve in un esercizio di ipocrisia. È vero che è cambiato l’approccio, ma non basta. Fino a ieri in Europa si parlava solo di contrasto ai clandestini ed ora si inizia a discutere pure di azioni comuni per coordinare l’immigrazione legale, ma il problema è che quest’ultimo scatolone rischia di restare vuoto o pieno solo di belle parole. Rimane la polemica sulle sanatorie. Secondo Pisanu, nei paesi di origine le regolarizzazioni danno «il segnale di una maggiore apertura e possono essere uno stimolo ulteriore a migrare», mentre in Europa il «sistema di vasi comunicanti creatosi tra i maggiori paesi dell’Unione» porta «immigrati regolari e clandestini» a muoversi «da un paese all’altro». Anche qui la questione non è così automatica come sostiene il ministro, perché chi ottiene la regolarizzazione in un paese è legato ad un contratto di lavoro e ad un permesso di residenza di lunga durata, ossia ha più interessi a rimanere dove sta che a emigrare in un altro paese dell’Unione europea. Oltretutto solo con il permesso di lunga durata, che si ottiene solo dopo 5 anni di residenza, ci si può muovere liberamente nella Ue.

Comunque sia ha preso ormai piede l’idea di un sistema di allerta e discussione per eventuali prossime regolarizzazioni. L’iniziativa era stata richiesta da Berlino e Vienna all’indomani della sanatoria lanciata da Zapatero il 7 febbraio scorso. In tre mesi vennero presentate 690.679 domande, di cui 352.522 hanno già avuto risposta positiva. Prima c’era stata quella italiana del 2002 con 700.000 regolarizzazioni. Le due hanno innervosito Sarkozy, dando ulteriore sostanza al partito di chi vuole un sistema europeo di allerta. In futuro se uno dei 25 vorrà lanciare una sanatoria ci dovrà pensare due volte, da solo e con i partner. Sempre ieri i 25 hanno dato il via libera alla direttiva sugli standard minimi per i richiedenti asilo. Si tratta di un testo che mira ad armonizzare le procedure per chi chiede lo status di rifugiato. Entro il 2010 si dovrebbe completare il progetto, riempiendolo di «sostanza», assicura Frattini.