Pisanu rivendica: «ottimo lavoro» Roma ha dato l’ok

L’effetto boomerang è stato immediato, con la politica in larga parte contro il blitz notturno a Venaus. Eppure, il ministro degli Interni Beppe Pisanu a fine giornata presentava gli scontri di ieri notte come se fossero la migliore delle operazioni di polizia degli ultimi tempi. Parlando di «vivo apprezzamento alle forze dell’ordine» e scrivendo pure che la «resistenza» dei manifestanti «è stata superata senza l’effettuazione di nessuna carica». E in effetti tecnicamente quel che hanno fatto i quattrocento agenti inviati in val di Susa non è una «carica» con i manganelli che battono sugli scudi e gli agenti e i poliziotti che prendono la rincorsa: però i feriti ci sono stati lo stesso. Una cinquantina di cui due ancora ricoverati all’ospedale di Susa (un ex alpino sessantenne colpito allo stomaco e un giovane picchiato sulla testa e con quattro punti di sutura). E c’è anche chi ha perso la testa come sembra abbia fatto il vicequestore Sanna che – raccontano i manifestanti – dirigeva gli scontri in piedi su una ruspa. Il blitz di ieri notte è stato tutt’altro che un gesto estemporaneo. Il Viminale ha cominciato a pensare al blitz fin dall’ultima manifestazione contro le ruspe. Quella del 30 novembre, giorno dell’ultimatum fissato dalle società Ltf e Cmc per far partire i lavori e diventata l’ennesima prova di forza a favore dei manifestanti. A quel punto il ministero dell’Interno ha scelto una strada piuttosto rischiosa per risolvere la situazione. Un blitz per sgomberare il campo «visto che i margini di trattativa con i manifestanti erano molto ridotti», come spiega uno dei dirigenti della polizia torinese che ieri notte erano a Venaus. Per giorni Viminale, questura e prefettura hanno soppesato la situazione per decidere quando intervenire. E infine hanno scelto la notte di ieri, «considerando anche che a quell’ora non ci sarebbero state donne e bambini». La valutazione comprendeva anche la scelta di non dare alcun preavviso agli occupanti: «Se lo avessimo fatto», aggiunge il dirigente della questura, «sapevamo che gli occupanti avrebbero chiesto immediatamente rinforzi e i danni sarebbero stati maggiori per tutti». La scelta, a Roma, si sarebbe basata anche su un’altra considerazione: «Il blitz – spiega una fonte del Viminale – è stato il modo per provare sul campo le conseguenze e decidere le nuove mosse». Insomma, il ministero aveva messo in conto anche una reazione violenta da parte dei manifestanti. Se ci fosse stata nulla avrebbe potuto evitare un intervento più energico e definitivo. Forse per questo il comunicato firmato da Pisanu mette in evidenza le difficoltà con cui la polizia locale ha lasciato la valle scrivendo che «al momento sono in atto diverse iniziative illegali volte a circondare le forze dell’ordine e ad isolare l’intera val di Susa». Il riferimento è ad un unico episodio: quello avvenuto a Bussoleno, dove 50 uomini della polizia hanno trovato la strada bloccata da centinaia di manifestanti che dopo un fronteggiamento li hanno costretti a rientrare.

Anche se «non è stato un massacro» e «non ha nulla a vedere con le violenze di Genova», come hanno continuato a ripetere per tutto il giorno dal Viminale, il blitz dell’altra notte ha avuto anche un’altra conseguenza negativa: far saltare, almeno per il momento, la collaborazione offerta dall’Unione. I vertici dell’opposizione e in particolare i Ds nei giorni scorsi avevano fatto sapere a Pisanu di essere disponibili a farsi da tramite per una mediazione con i manifestanti (tra cui parecchi sindaci della sinistra). La decisione dell’altra notte li ha spiazzati anche perché, assicura Massimo Brutti dei Ds, «nessuno di noi, né a livello nazionale né a livello locale, è stato preallertato sulla decisione del ministro». Su tutto questo il ministro Pisanu riferirà alla camera giovedì prossimo.