«Pigrizia da potere, così si sono rovinati i socialisti»

Dieci anni fa, in questi giorni, divampò la rivolta della popolazione albanese contro le Piramidi finanziarie e contro il presidente della repubblica Sali Berisha che ben rappresentava quel sistema corrotto. Al fallimento delle prime, piccole finanziarie, seguì la corsa dei risparmiatore alle banche e contro il governo di destra che le aveva favorite per riavere il danaro frodato; questo determinò il collasso e il crollo poi delle piramidi finanziarie più grandi e la rivolta di intere regioni. Il sud si armò contro il potere centrale prendendo d’assalto le caserme. L’Europa, dopo l’appena conclusa guerra in Bosnia Erzegovina con la pace di Dayton, si riscopriva vulnerabile nel sud est europeo balcanico. Ne sarebbero seguite scelte rilevanti e nuove crisi nell’area. Fu inviata una missione militare italiana, riprese la fuga in mare dei disperati, una immensa quantità di armi usata nella rivolta diventarono il deposito franco delle milizie albanesi del Kosovo e della Macedonia. A dieci anni da quegli avvenimenti abbiamo rivolto alcune domande allo scrittore albanese Dritero Agolli (75 anni), dopo Ismail Kadaré che vive ormai a Parigi, è sicuramente lo scrittore più famoso e amato in Albania.

Che cosa accade a dieci anni dalla rivolta contro le Piramidi finanziarie e il primo ministro Sali Berisha che sconvolse l’Albania nel marzo del 1997?
Accade che l’Albania è ancora governata da Sali Berisha che un anno fa ha nuovamente vinto le elezioni.il motivo è presto detto: la divisione dei socialisti che si sono spaccati in due tronconi. Hanno avuto un lungo conflitto sul rinnovamento o no, in senso europeo, della formazione socialista. Siamo come Albania tra i primi paesi balcanici coinvolti ormai in pieno nella prossima adesione all’Unione europea. Questa è la spiegazione principale.

Ma la gente poi è tornata a votare per Berisha?
E’ questo il fatto grave. E non è solo perché i socialisti si sono divisi. Il fatto è che il governo di Fatos Nano precedente era molto corrotto e ha commesso molti errori nel rapporto con la popolazione. Il primo ministro era diventato più un uomo mondano internazionale che un leader del paese. Il suo modo di governare più che rivolto agli interessi dell’Albania si è caratterizzato per una sorta di «pigrizia» da potere. I socialisti hanno dissipato tutte le simpatie popolari e le aspettative positive. Così alla fine gli albanesi si sono detti: meglio Berisha.

Che memoria c’è adesso di quei fatti drammatici di dieci anni fa? la rivolta verrà ricordata in qualche modo?
Nessuno potrà mai davvero dimenticarla. Ma temo che, come accade nei Balcani, il popolo dimentica quello che vuole dimenticare. Credo che qui vogliono addirittura scordarsi che in quei giorni Berisha aveva deciso di massacrare il suo popolo e che, un anno dopo, nell’ottobre del 1998, con un assalto alla sede del governo e del Parlamento aveva nuovamente cercato di prendere il potere, stavolta con un colpo di stato armato insieme al sedicente re Leka. Siamo alla farsa, perché nel partito socialista c’è perfino stata una discussione aspra sulle presunte responsabilità dei socialisti che ha coinvolto perfino il nuovo presidente della repubblica, Rexhep Mejdani. Berisha aveva accusato i rivoltosi di essere “comunisti”, invece era la popolazione che si era stufata di essere presa in giro. E’ l’assurdo dei Balcani. Così, su questo e su molte altre questioni, si è definita una sorta di vicinanza tra Fatos Nano e Sali Berisha. Piano piano hanno voluto azzerare anche la storia. Dimenticando che lo stesso Fatos Nano in quei giorni era in carcere a Tepelene e che venne liberato proprio dalla protesta armata degli albanesi. E non fuggito in Macedonia come hanno voluto raccontare. Per tutte queste menzogne, non credo che ora a Tirana ci saranno ricordi pubblici. La gente ricorderà in privato.

Il mese scorso i socialisti hanno vinto le elezioni amministrative e il leader socialista, già sindaco di Tirana, ha riconquistato la capitale albanese…
Sì, è vero, c’è stata una ripresa importante nelle grandi città come Tirana, Durazzo, Elbasan, Valona, Korca, Argirocastro, Fieri, Lushnja, Lesha. Solo nel nord, in particolare a Scutari, dove esistono ancora molti clan, ha vinto il partito di Berisha.

Qualcuno ricorderà la tragedia di quanti fuggivano in mare dalla guerra civile, e il dramma della Kater I Rades che venne affondata dalla Marina militare italiana?
Certo, non potremo mai dimenticarli, insieme a tutte le famiglie e ai parenti di quelle vittime. Come potremo dimenticarli?