E’ stata la Bertone, fabbrica simbolo di quest’autunno caldo” dei metalmeccanici che si battono per il rinnovo del contratto, ma anche per la difesa dei salari e dei diritti, il cuore delle manifestazioni che hanno investito Torino e tutto il Piemonte. Alla Bertone, gli operai hanno bloccato, per tutta la mattina, la viabilità su corso Marnano, la tangenziale che porta a Torino. Ma i momenti di lotta, organizzati unitariamente da Film, Fiom e Uilm, sono stati incisivi anche nelle altre realtà: alla Fiat Mirafiori cortei interni hanno impedito la produzione, all’Iveco e all’Alenia ha scioperato l’ottanta per cento delle maestranze; alla Denso, chi non era in fabbrica ha superato il sessanta per cento. Nel polo Industriale di Chivasso la sospensione dal lavoro ha toccato circa il 90-95%; i picchetti dei lavoratori e delle lavoratrici, fermi dalle 4 del mattino davanti ai cancelli, hanno impedito ai camion carichi di merci di entrare all’interno degli stabilimenti, creando una lungo serpentone di mezzi e di auto.
E non è che l’inizio, in attesa del confronto con Federmeccanica. Lo hanno confermato dal palco della Bertone, i sindacalisti Peverati (Uilm), Sansoni (Firn) e Airaudo (Fiom). “Sono le prove generali di uno scontro ancora più duro – ha sottolineato un battagliero Giorgio Airaudo, lanciando un messaggio esplicito – Il 21, si deve fare sul serio”. Davanti ai problemi non di poco conto come quelli che vivono i metalmeccanici – e il riferimento non è solo all’aumento salariale – Airaudo ha invitato a “non scappare”, a “non lasciare soli i lavoratori”, ed ha inviato un appello anche al governo. “I metalmeccanici non possono farsi carico delle difficoltà di chi gestisce la politica”. La manifestazione del 16, otto ore su un pacchetto di 12, era incominciata fin dai primi giorni di questa settimana e tante iniziative proseguiranno anche dopo il 21 novembre, per le aziende che hanno finora effettuato tre o quattro ore di sciopero, come la Lear o la Sandretto. “E’ stato uno sciopero molto sentito – è stata l’opinione di Pietro Passarino, della segreteria provinciale Fiom-forse ancora più coinvolgente rispetto alle precedenti manifestazioni. Se nell’ultima, quella del 30 ottobre, abbiamo dimostrato di essere tanti ad uscire dalle aziende (circa diecimila erano scesi nelle strade torinesi), con quest’iniziativa abbiamo fatto vedere di cosa siamo capaci e, se non si sbloccheranno la trattative, metteremo in piedi articolazioni più pesanti ed incisive’. Insomma, come promette il Segretario provinciale della Fiom, potrebbe esserci un “Natale del metalmeccanico”, con interventi dei lavoratori durante il periodo dello shopping, il malumore dei lavoratori, così come la loro voglia di farsi sentire, erano molto alti. Fra le migliaia di operai “arrabbiati”, anche quelli della Denso, l’azienda che produce climatìzzatori e nella quale, suggerisce il sindacalista della Fiom, Palazzo, il clima che si respira è quello pesante degli anni ’40 e ’50, con discriminazioni anche nei confronti delle Rsu, e nessun rispetto né per le persone, compresi i lavoratori con problemi di salute, né per gli accordi. Con uno scontro in atto tra la Fiom e la dirigenza della fabbrica, in modo particolare sull’accordo che ha fatto assumere 80 lavoratori in cambio dei cosiddetti contratti week end, “firmato unilateralmente, senza che i lavoratori fossero stati coinvolti, da Film e Uilm -dice senza mezzi termini Palazzo – tanto che Antonello Serra, dirigente regionale della Uilm, a fronte delle tante proteste dei lavoratori, ha rassegnato le dimissioni”.