Pianosa: un mare di domande

Nessuna inchiesta sulla nave Nato: «E’ sotto la tutela dei trattati internazionali»

Tutto sarà messo sotto silenzio e ci dovremo accontentare di una semplice deduzione, ossia che le verità ufficiali su quanto sta accadendo a Pianosa, mal si sposano con le più elementari logiche del buonsenso. E continueremo a porci molte domande: quali operazioni militari sono in corso nell’isola toscana e più in generale nei nostri mari, di cosa queste si occupano nello specifico, quanto è a rischio l’incolumità dei cittadini e quanto la salute del mare stesso se davvero, così come sembrerebbe, uno degli obiettivi della «ricerca scientifica» portata avanti dalla Nato è quello di far fuori la posidonia, un’alga che, non si sa bene come – né perché – ostacolerebbe le operazioni di sminamento dei nostri mari. Chi poi metta le mine e quante ce ne siano nei nostri fondali, questo è un altro discorso. Insomma, un mare di domande – sarebbe proprio il caso di dire – a cui nessuno sembra poter dare una risposta. Tantomeno la capitaneria di porto di Portoferraio, impossibilitata ad avviare un’inchiesta amministrativa sull’incidente che ha coinvolto lo scorso 24 luglio la nave Nato «Alliance». A impedire l’attività formale della guardia costiera, di prassi in caso di incidenti in mare, è lo status giuridico della nave, che essendo di proprietà della Nato è soggetta alle tutele dei trattati internazionali che di fatto impediscono qualunque indagine senza precise autorizzazioni. Va da sé che con l’«Alliance» si arenerà anche l’indagine avviata dalla procura di Livorno: il pm Antonio Giaconi, che ha già iscritto nel registro degli indagati il comandante della «Alliance», potrebbe essere impossibilitato ad esercitare l’azione penale per i medesimi motivi, sebbene stia continuando la propria istruttoria dopo aver acquisito il materiale fornitogli dal Saclant, il Centro ricerche sottomarine della Nato che sarebbe a capo della missione scientifico-militare. Dal materiale che la Saclant ha fornito allo stesso magistrato, emerge come sia la «Alliance» che l’altra nave Nato impegnata a Pianosa al momento dell’incidente – l’italiana «Leonardo», siano navi all’ avanguardia nella ricerca sottomarina e possano essere utilizzate per le rilevazioni acustiche in bassi fondali per la ricerche di mine e per scongiurare qualunque minaccia: oltre alle mine, incursori subacquei e sommergibili telecomandati. Ecco perché, anche alla luce di ciò, quella anti-posidonia sembra davvero essere soltanto una delle tante finalità, forse la meno importante, dell’intera missione.