Il presidente degli Stati Uniti George Bush ha stanziato 59 milioni di dollari per avviare una serie di operazioni per rovesciare il governo di Cuba. E non si tratta di una manovra finalizzata ad assicurarsi i voti dei cubani di Miami, decisivi nel far vincere Bush alle ultime elezioni. E’ qualcosa di più ampio e insidioso. Siamo di fronte alla nuova escalation nella continua aggressione degli Stati Uniti verso Cuba». E’ un atto di accusa dai toni durissimi quello con cui il governo cubano ha risposto, ieri, all’ultima iniziativa lanciata da Washington contro l’isola caraibica il 6 maggio scorso, quando Bush ha dato il via libera allo stanziamento di 59 milioni di dollari per progetti di sostegno ai gruppi di esuli e con una serie di misure volte a restringere l’embargo economico scoraggiando i rapporti economici tra Cuna e gli States. «Un piano diabolico» secondo la versione di Maria de Los Angeles Flòres Prida, ambasciatrice di Fidel Castro a Roma protagonista ieri di una conferenza stampa di denuncia che ha unito anche il rappresentante cubano presso gli organismi internazionali (con sede nella capitale italiana) Alfredo Puig.
Il (nuovo) casus belli che divide Washington e l’Avana è l’ultimo rapporto della cosiddetta “Commissione d’Aiuto a una Cuba libera”, presieduta da quel Roger Noriega già firmatario della famigerata legge Helms Burton e il cui scopo è coordinare le varie campagne che la Casa Bianca ha rinvigorito per contrastare Castro e i «pericolosi emuli» (Cheney su Chavez). Sei capitoli per 450 pagine, un budget di 60 milioni di dollari distribuiti tra i finanziamenti ad una “radio volante” (che dovrebbe trasmettere da un C-130 dell’aeronautica Usa in costante sorvolo), borse di studio a studenti anticastristi, restrizione di contatti e scambi di denaro tra i cubani negli Usa e quelli sull’isola e nuove norme per i turisti che volessero recarsi nelle varie Varadero o Cajo Largo. «Colpiremo alla radice il regime» aveva detto Bush varando il progetto per «accelerare il giorno in cui Cuba sarà libera». «Parole che si commentano da sole» ha stigmatizzato ieri l’ambasciatore Puig: «Come la promessa di Bush di vaccinare i bambini cubani, che come provano invece i dati dell’Oms hanno un livello di assistenza sanitaria che in America è secondo solo al Canada e dunque superiore agli Usa». «Washington dovrebbe invece preoccuparsi degli abusi dei suoi soldati – ha chiosato Flòres Prida – e a questo proposito, visto che Guantanamo è sul nostro territorio, chiediamo e pretendiamo di sapere cosa accade all’interno della base».