Imich Said – il marocchino testimone chiave nel processo per il pestaggio del 2 marzo nel cpt di Bologna – è stato arrestato ieri mattina. I carabinieri sono andati a prenderlo in un dormitorio di Bologna e l’hanno portato in caserma, dove rimarrà fino al processo per direttissima di domani. Un controllo, quello al dormitorio, che appare molto poco casuale visto che del suo caso nei giorni scorsi si erano occupati i quotidiani locali. Inosservanza delle norme sull’immigrazione, questo il motivo del suo arresto. Said deve lasciare l’Italia e tornare in Marocco, ha detto il Tar lo scorso 26 maggio, non può avere il permesso di soggiorno per motivi di giustizia. Lui però è teste e parte lesa in un processo che si è aperto questa settimana dove tre agenti della questura e un ispettore sono a giudizio per lesioni aggravate.
Said ha denunciato il pestaggio avvenuto all’interno del centro di permanenza di Via Mattei la sera del 2 marzo 2003. Quella notte al centro ci fu un tentativo di fuga di due immigrati, si scatenò una rivolta ma la polizia intervenne a freddo nelle camerate quando la situazione si era calmata. Il pestaggio è stato denunciato anche dalle deputate Zanotti (Ds) e De Simone (Rc) che andarono al centro il giorno seguente constatando di persona le percosse subite dagli immigrati e parlando anche con alcune donne picchiate (le donne sono in un’altra zona in via Mattei separate dagli uomini: la polizia non aveva motivo di andarci). Il processo, che si è aperto lo scorso mercoledì, esiste quindi anche grazie alla denuncia di Said e il suo nome è inserito nella lista dei testi dell’accusa. Proprio per questo il suo legale, l’avvocato Simone Sabattini, ha presentato nei giorni scorsi un’istanza al giudice per chiedere di revocare il divieto dell’espulsione. Il processo per il pestaggio è stato aggiornato al 20 luglio ma il giudice dovrebbe esprimersi prima. A Said inoltre non è stato notificato l’ordine di allontanamento dall’Italia.
In questi anni, dopo la denuncia del pestaggio la sua è la storia della battaglia per poter testimoniare quello che gli è successo dentro il cpt. La questura di Bologna nel giugno del 2004 gli nega il rilascio del permesso di soggiorno per motivi di giustizia. Gli avvocati fanno ricorso al Tar che si esprime quest’anno contro la sua permanenza in Italia. In questo periodo però è stato richiuso un’altra volta dentro il cpt. In barba alla sospensiva della sua espulsione, dato che era in attesa della sentenza del Tar, la polizia lo ferma e portato in Via Mattei. Una detenzione durata quattro giorni e interrotta per un nuovo intervento del giudice.
Said ha anche lavorato per il Comune negli ultimi mesi, con una borsa lavoro nell’ambito del piano contro l’«emergenza freddo», proprio al dormitorio dove l’hanno trovato i carabinieri. La storia di Said è raccontata in un libro uscito da poco. Si chiama Lager Italiani ed è stato presentato giovedì scorso a Bologna. In una piccola ma affollata stanza della Feltrinelli c’erano l’autore del libro, Marco Rovelli, e Moni Ovadia. Ma c’era anche lui. Said si è alzato a un certo punto dal fondo della sala e ha preso il microfono in mano. Per dire la sua. Per dire che quando è tornato al cpt lo scorso ottobre ha trovato una situazione peggiore rispetto a quando c’era stato lui. Ora sono chiusi tutti gli spazi aperti da sbarre d’acciaio che «chiudono il cielo». E mentre Ovadia faceva cenno di sì con la testa ha denunciato gli accordi tra Italia e Libia perché il nostro paese non può non sapere che fine fanno gli immigrati che vengono rimandati nel paese di Gheddafi. E’ un tipo tosto Said, non rinuncia a fare le sue denunce come giustamente scrive Rovelli nel suo libro. A un’amica al termine della presentazione ha confidato un po’ d’inquietudine: «C’è una persona che mi osserva, forse è un poliziotto». Dopo l’arresto di ieri, sono intervenute nuovamente le deputate Zanotti e De Simone a cui «viene spontaneo chiedersi il perché di questo sopralluogo al dormitorio proprio nel momento in cui Said chiede di esercitare il suo diritto ad essere presente al processo come testimone». Le deputate si stanno adoperando affinché a Said venga concesso il permesso di soggiorno per motivi di giustizia. Arriverà prima la sentenza del giudice nel processo per direttissima di domani.