Dunque, tiriamo le somme. Oggi l’FBI, per bocca di un suo portavoce ufficiale, Rex Tomb, afferma che “non ci sono prove sostanziali” che individuino la responsabilità di Osama bin Laden negli attentati dell’11 settembre. Per questa ragione il “most wanted” criminale mondiale non viene incolpato dell’attentato sul sito ufficiale del Federal Bureau of Investigation.
Facciamo ora un passo indietro, esattamente al 2 ottobre 2001. E’ agli atti una dichiarazione dell’allora Segretario Generale della Nato, Lord Robertson, che informa il pubblico che “questa mattina”, gli Stati Uniti “hanno informato il Consiglio Nord Atlantico dei risultati dell’investigazione sulle responsabilità degli orribili attacchi dell’11 settembre”. Il relatore fu l’ambasciatore Frank Taylor, coordinatore del Dipartimento di Stato Usa per l’anti- terrorismo. Lord Robertson dice che il briefing “è segreto” (classified) e non può dare i dettagli. Ma aggiunge che le stesse informazioni (classified) vengono date “dagli Stati Uniti agli alleati nelle loro capitali”.
Quali furono queste conclusioni? (Di cui, per altro, non è mai stato reso noto il contenuto, fino al momento in cui scriviamo) Secondo le parole di Lord Robertson, “I fatti sono chiari e inequivocabili (compelling). L’informazione data individua conclusivamente un ruolo di Al-Qaeda negli attacchi dell’11 settembre. Noi sappiamo che le persone che hanno realizzato quegli attacchi facevano parte di una rete terroristica mondiale di Al-Qaeda, guidata da Osama bin Laden e dai suoi aiutanti chiave, e protetta dai taliban.”
E’ “sulla base di queste informazioni”, date allora per certe, ma oggi niente affatto certe, che gli Stati Uniti hanno invocato l’applicazione, per la prima volta nella sua storia, dell’articolo 5 del Trattato di Washington (quello che fu firmato appunto a Washington, in piena guerra jugoslava, nel 1999, e che rivoluzionava il trattato dell’Alleanza Atlantica permettendole di uscire dai suoi confini e di svolgere funzioni di guardia praticamente su tutto il globo terracqueo).
Fu sulla base di quella informazione niente affatto certa, che le Nazioni Unite furono trascinate a legittimare la guerra contro l’Afghanistan che era già stata decisa unilateralmente da Washington.
Fu dunque sulla base di informazioni non certe che gli alleati occidentali degli Stati Uniti furono spinti a dare il loro assenso a un atto di guerra contro un paese sovrano.
La nuova maggioranza del governo di centro-sinistra sembra pronta a rifinanziare la missione italiana in Afghanistan. Ma dovrebbe ripartire da queste precise circostanze. Quella operazione fu illegittima, dal punto di vista sostanziale e formale. Esattamente come fu illegittima quella della guerra irachena. Peggio ancora: la Nato, in Afghanistan, sta per fondere (confondere) le sue attività con quelle di Enduring Freedom, la guerra americana contro i taliban, che è continuata in tutti questi anni. Il che significa che le truppe italiane, fino ad ora coperte dalla foglia di fico di una presenza limitata a funzioni di polizia, saranno impegnate (già lo sono) in operazioni di guerra vera e propria. E, com’è evidente, sotto il comando di ufficiali statunitensi.
Operazioni per le quali non hanno alcun mandato e che, alla luce di quanto qui stiamo dicendo, non possono essere in alcun modo approvate, essendo parte di una situazione di evidente illegalità internazionale.