Perché mettere in campo tutte le nostre energie e far votare 4 volte SI’

Referendum del 12 e 13 giugno 2005

Contro la Legge 40/2004.

Il referendum del 12 e 13 giugno si prospetta difficile nei contenuti per la comprensione della materia su cui si andrà a votare, ardua nel raggiungimento del quorum sia per la data imposta per il suo svolgimento, ma anche per la titubanza con la quale si sta affrontando la campagna referendaria che va sbloccata.

La legge 40 del 2004 interviene con una legislazione “pesante”, quindi molto articolata, che limita al minimo l’ambito di applicazione sul tema della fecondazione di coppie che non possono, oggi, avere dei figli in modo naturale per cause di sterilità o non fertilità per le cause più diverse, spesso per cause ambientali strettamente legate alla ridotta qualità della vita di un sistema che centra sempre di più l’attenzione sul profitto piuttosto che sulla centralità dei singoli e del loro diritto ad una vita qualitativamente più avanzata. Tutto ciò, facendo leva sull’etica piuttosto che sul diritto per tutti, sulla confessionalità (in uno Stato che si dice laico) piuttosto che sulla autodeterminazione dei soggetti coinvolti, individuali o collettivi.

Mobilitare tutte le energie possibili per riuscire ad abrogarne almeno gli articoli più retrogradi della Legge 40, quelli che negano le libertà di scegliere che la materia vorrebbe garantite, è principalmente una sfida per la difesa della laicità dello stato e la libertà dei suoi cittadini.

Non possiamo assegnare un valore politico di lotta di classe all’impegno referendario, il tema della fecondazione assistita non è materia strettamente connessa alle condizioni materiali delle classi più svantaggiate, ma le coinvolge anche se indirettamente, abbiamo però il dovere di svelarne le logiche sottintese più generali che in questa legge minano sia i diritti acquisiti con grandi battaglie di civiltà del passato recente (in primis, la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza) sia che introducono una interferenza inaccettabile: quella di un punto di vista “etico” rispetto a quello della tutela dei diritti per tutti che si dovrebbe porre ogni legislatore dello Stato.

Se contiamo, inoltre, che stiamo faticosamente uscendo dai “giorni dei papi” che hanno ammantato di “religiosità vaticana” la società italiana, virtuale o reale che sia stata, e dato che sappiamo che i meccanismi di percezione di massa dei messaggi mediatici riescono più di ogni altra informazione ad influenzare comportamenti, idee e orientamenti, anche i più consapevoli, abbiamo di che preoccuparci sugli esiti di una battaglia com’è quella sul Referendum di giugno, fortemente centrata, al contrario, sulla difesa del carattere di laicità del nostro Stato di diritto contro una legge oscurantista, dal carattere confessionale e restauratore.

Proviamo, allora, a chiarire meglio, ma semplificando, cosa sempre utile nei casi in cui si ha la necessità del più ampio coinvolgimento di massa degli elettori. Intendiamoci bene, per noi è estremamente utile approfondire una materia che attraversa la nostra società nella sua evoluzione, anche scientifica, che ne modifichi in meglio le relazioni dei singoli e segni il percorso civile delle popolazioni, ma per questo abbiamo già a disposizione una notevole quantità di materiale che il Comitato promotore, i partiti democratici e laici, le associazioni, i comitati sorti in questo periodo, hanno elaborato con il contributo di una parte autorevole della comunità medico-scientifica, di filosofi, studiosi e rappresentanti della nostra migliore cultura democratica. I siti internet del nostro partito, di quelli che si sono schierati nella battaglia per i 4 SI’, quelli del comitato promotore (www.comitatoreferendum.it – www.iovotosi.it ), gli articoli della stampa e molte altre fonti, sono alcuni strumenti che possiamo utilizzare e da cui possiamo trarre approfondimenti utili alle iniziative che riusciremo a mettere in campo.

Sulla difficoltà della materia: PMA, procreazione medicalmente assistita, fecondazione eterologa, embrioni, crio congelamento, cellule staminali, analisi pre impianto, spermatozoi, ovociti….. ce n’è di che far confondere molti elettori e, ponendoci l’obiettivo del raggiungimento del quorum per la vittoria dei SI’, dobbiamo sforzarci di rendere più facili e di massa temi così complessi. Dobbiamo farlo, inoltre, con maggiore determinazione di quella messa in campo fino ad oggi.

Sul quesito nr. 1 – Votiamo SI’ nella scheda celeste perché

E’ di grande importanza sottolineare che parte del mondo scientifico si sia schierato per i SI’ al referendum proprio a partire dal primo dei quesiti che vuole abrogare il divieto sancito dalla legge 40 che vieta la ricerca sulle cellule staminali, ossia quelle di cui si compongono gli embrioni.

Sta a significare che molte delle speranze che nutrono ricercatori e malati rispetto alla soluzione o al miglioramento delle condizioni di vita di milioni di coloro che sono affetti dalle malattie genetiche più diffuse (diabete, anemia mediterranea, alzheimer), trovano uno scoglio insormontabile negli articoli della legge 40 che il quesito referendario nr. 1 intende abrogare. Allo stesso tempo non dobbiamo correre il rischio di lasciare che si affronti il tema del referendum solo con un punto di vista meramente medico-scientifico – dai tecnici – perché questo ne impedirebbe la comprensione più diretta. Più utile sottolineare il fatto che la ricerca “bio medica” su queste malattie genetiche costituisce una possibilità concreta di migliorare la vita biologica degli ammalati. Oltre ad un miglioramento di tipo economico. Di fronte ad una prospettiva di cure anche molto costose per tutta la vita, in presenza di sistemi sanitari pubblici sempre più compressi sul piano economico dalle politiche liberiste, queste malattie costituiscono una vera ipoteca sulle economie familiari già fortemente compromesse dai tagli anche degli altri servizi sociali non più garantiti.

Sul quesito nr. 2. Votiamo SI’ nella scheda arancio perchè

Questo quesito, strettamente connesso alla salute delle donne, chiede l’abrogazione degli articoli della legge che prevedono: 1) di fissare per legge (3 minimo e massimo) il numero degli ovuli fecondati da impiantare nell’utero della donna; 2) di quelli che vietano la diagnosi degli embrioni prima dell’impianto.

Nel primo caso si tratta di una vera e propria interferenze su base nettamente a-scientifica oltre che pericolosa per la salute delle donne. Di questo numero imposto non si comprende la base scientifica e corrispondente alla pratica corrente. Per alcune donne, le più giovani o quelle per le quali si tratti di non fertilità, anche parziale, il numero è in eccesso, per altre assolutamente insufficiente. Il rischio è quello di trovarsi di fronte a parti trigemellari pericolosi nel primo caso o di doversi ri-sottoporre ad una trafila di sollecitazioni ormonali estremamente gravose e dannose nel secondo.

Sulla diagnosi degli embrioni, si impedisce, nel caso di coppie non fertili in cui uno o entrambi i genitori fossero a rischio di trasmissione di patologie ereditarie, di effettuare prima dell’impianto una diagnosi degli embrioni che escluda la trasmissione di tali malattie e di revocare, nell’eventualità, il consenso alla fecondazione assistita.

L’applicazione degli articoli che il quesito 2 intende abrogare crea, di fatto, una discriminazione di classe evidentissima. E’ infatti la prima causa del cosiddetto “turismo procreativo”, quello cioè che vede sempre più coppie (quelle più abbienti, che se lo possono quindi permettere) recarsi in paesi esteri che attuano legislazioni molto più avanzate e rispettose, prima di tutto, della salute della donna.

Sul quesito nr. 3. Votiamo SI’ nella scheda grigia perchè

Questo è senz’altro quello cui dare maggiore attenzione e forza nel rigettarlo.

Il quesito 3, infatti chiede di abrogare l’art. 1, e altri, della Legge, quelli cioè che sanciscono lo stato giuridico dell’embrione. L’attacco alla legge 194, per quanto concerne l’art. 1 della legge che dobbiamo abrogare è ben comprensibile a tutti. Se si riconosce il diritto giuridico all’embrione è evidente la messa in discussione del diritto della madre a ricorrere all’interruzione volontaria di una gravidanza indesiderata. L’interferenza confessionale di questo passaggio (l’art. 1 della Legge ne sancisce sempre la sfera di applicazione e, quindi, l’impianto fondamentale) è quella più evidente e odiosa.

La conquista del diritto alla gravidanza consapevole e determinata è scritta nella storia delle donne con lettere chiare: quella della libertà e della difesa dell’autedeterminazione sul proprio corpo. La legge 194 ha contribuito, negli anni della sua applicazione, ad abbattere la piaga dell’aborto clandestino, ha reso le donne più consapevoli delle proprie maternità, le ha liberate dal punto di vista della schiavitù culturale della procreazione coatta proprie dei retaggi cattolicistici più oscurantisti, le ha rese consapevoli del ruolo di riproduzione assegnata alle donne dentro il concetto capitalistico della produzione. Questo diritto oggi è leso da questa legislazione intrisa della peggiore cultura arcaica, vaticanista che si mischia alla politica autoritaria, patriarcale e iper liberista che la destra italiana impersona.

L’Italia sarebbe, inoltre, l’unico Stato al mondo in cui la legge riconosce pari diritto tra le persone, tra le donne madri e gli embrioni, cioè nuclei cellulari.

Sul quesito nr. 4. Votiamo sì nella scheda rosa perché

Anche per questo quesito il carattere confessionale è l’aspetto maggiormente evidente. Vietare la fecondazione attraverso donatori esterni alla coppia significa, facendo prevalere il concetto del legame di sangue rispetto al rapporto affettivo che una coppia sterile può garantire nei confronti del nato nel percorso di crescita e di vita, non tenere conto dell’esperienza fin ora compiuta nel campo delle adozioni e in quello della fecondazione assistita fino ad oggi.

Per finire. Abbiamo il dovere per tutto questo di un impegno straordinario che veda il raggiungimento del quorum e, quindi, il prevalere dei SI’ ai quesiti referendari.

Tenendo presente che l’attuale legge impone a tutti una concezione religiosa della vita e di come ci si può o non si può comportare, mentre l’abrogazione degli articoli della legge 40 oggetto del referendum, consentirebbe ai credenti di comportarsi conformemente alla morale cattolica e come ritengono più opportuno e a tutti gli altri di aver assicurata una concezione di vita in uno stato laico, che rispetta tutti. E’ oggi come per la grande battaglia sul divorzio, la legge che scaturì non sancì l’obbligo per i cattolici di ricorrere al divorzio anche in caso di matrimoni falliti, ma senza quella legge tutti sarebbero stati obbligati a matrimoni infelici perpetui o ad una vita senza prospettiva di nuovi affetti e di sessualità serena e percorsi di coppia e familiari nuovi e possibili.

Svelando il carattere classista della legge da abrogare che consente solo ai ricchi di risolvere le proprie difficoltà, aggirando in vari modi la legge, ad esempio con l’espatrio procreativo, mentre ai più poveri il giogo costrittivo di regole ingiuste con la negazione di una prospettiva del diritto alla propria maternità e paternità liberi e consapevoli.