Dopo l’insuccesso delle iniziative di mediazione e per il cessate il fuoco, come pure della “road map” proposta dall’Unione Africana attraverso il presidente del Sudafrica Jacob Zuma, lo scrittore francese Bernard Henri Levy ha annunciato di avere inviato un messaggio dei ribelli della Libia al primo ministro di Israele, in cui dichiarano che sono intenzionati a promuovere relazioni diplomatiche con questo paese, in caso di arrivo al potere.
Anche con questo passo, il Consiglio Nazionale di Transizione si differenzia dal regime di Gheddafi, che non ha relazioni diplomatiche con Israele.
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In Africa (tra i paesi del Mediterraneo e del Mar Rosso, ndt) altri cinque paesi non riconoscono formalmente Israele come Stato e non hanno relazioni diplomatiche con esso. Sono: Algeria, Comore, Gibuti, Somalia e Sudan. Mentre nel Medio Oriente hanno la medesima posizione Iraq, Libano. Kuwait, Arabia Saudita, Siria, Yemen e gli Emirati Arabi.
E allora perché i ribelli libici sono interessati ad ottenere l’appoggio di Israele e affermano che riconosceranno l’esistenza di Israele come Stato, appena ottengano il potere?
Bene, secondo Levy “[…] il punto principale è rappresentato dal fatto che il futuro regime libico si presenterebbe come moderato e antiterrorista, e impegnato per la giustizia ai palestinesi e la sicurezza ad Israele”.
Curiosamente, la posizione del Consiglio e il suo recente interesse a giocare un ruolo importante nella risoluzione del conflitto israelo-palestinese, si registrano proprio dopo che il giudice capo della Corte Penale Internazionale, Luis Moreno Occampo, ha rivelato che, in base alle accuse di detenzione arbitraria e di maltrattamenti a lavoratori stranieri da parte di combattenti ribelli, stava “verificando le denunce di detenzioni illegali, maltrattamenti e uccisioni” di civili dell’Africa sub-sahariana qualificati erroneamente come mercenari.
Inoltre, poiché alcuni combattenti sul terreno sono stati accusati di avere legami con al-Qaeda, sembra che esprimere il proprio appoggio (e ottenerne l’appoggio) a Israele aiuterebbe il Consiglio ad allontanare le accuse di avere collegamenti con movimenti terroristi o di dare rifugio a musulmani fondamentalisti che, generalmente, non sono conosciuti per loro affetto verso Israele.
Se il nuovo regime (se riuscirà ad esserlo) desidera essere preso sul serio dai pesi occidentali e trasformarsi in un intermediario credibile tra Israele e Palestina, con il riconoscimento di Israele si distinguerebbe fin dall’inizio, per alcuni punti che lo distinguerebbero con nettezza nella mappa geopolitica di una regione, in cui Occidente e Israele sono alla ricerca affannosa di alleati.
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