Perché a Bologna prevalgano ragione e sensatezza

Caro direttore, questo è una specie di appello. Un appello perché la ragione e la sensatezza prendano il sopravvento a Bologna, città che da qualche tempo sembra dominata da una furia arrogante. Per il primo luglio qui è convocata una street parade antiproibizionista. Si sa che l’antiproibizionismo è uno dei temi più sentiti dalla popolazione giovanile. La legge Fini Giovanardi, approvata in fretta e in furia dal governo di centrodestra, è una provocazione contro la libertà individuale e contro le politiche di riduzione del danno, perciò quest’anno la street parade bolognese acquista un significato particolare. Ma le autorità cittadine (anzi: l’Autorità cittadina con la lettera maiuscolissima) ha deciso che non si deve fare nessuna manifestazione politica di massa contro la legge proibizionista, e che non ci deve essere disturbo della quiete pubblica. Ma la quiete pubblica a Bologna è ormai un ricordo. Ogni giorno è una nuova lite, una nuova violenza, un nuovo accapigliarsi. La balcanizzazione della città è il risultato di una politica che mette tutti contro tutti in una contesa demente. Ma la street parade non è una manifestazione come un’altra. L’anno scorso arrivarono in centomila, e quest’anno se ne aspettano altrettanti. E i centomila che sfilarono l’anno scorso non erano disciplinati cittadini sobri, perché la street parade vede sfilare insieme molte cose diverse: persone consapevoli del senso politico di ciò che stanno facendo, persone che vogliono semplicemente godersela, persone che soffrono, e hanno bisogno di elaborare collettivamente il loro disagio. Trattare tutta questa gente come un nemico della legalità da respingere, reprimere, contenere rischia di essere tremendamente sbagliato. E pericoloso. Forse l’Autorità cittadina (che non sempre pare capace di prevedere gli effetti delle sue azioni) non ha valutato con attenzione le conseguenze di una chiusura repressiva. O forse le ha valutate e intende dare una prova di rigorosa determinazione. Chi lo sa. Ma l’atteggiamento dell’Autorità cittadina in questo frangente non è facilmente comprensibile: usare il disagio e la confusione per trasformarle in uno strumento di sopraffazione non è una buona politica, e può aprire la strada a una catastrofe. Perciò scrivo queste righe come se fossero un appello. Rivolto a chi? Non saprei dirlo con precisione. Un tempo a Bologna gli intellettuali usavano prendere posizione, polemizzare con l’Autorità cittadina quando era necessario. Oggi sembrano scomparsi, forse sopraffatti dalla delusione, forse intristiti dalla miseria del mondo. C’è di che essere delusi e tristi, ne convengo. Ma quando i piromani tentano di dare fuoco alla città, è bene che chi ci abita alzi la voce prima che le fiamme possano bruciare anche la sua casa.