Per ora è la Sinistra Arlecchino

Il conflitto sarà pure bello e necessario, come ripete spesso il candidato premier Fausto Bertinotti. Ma all’ombra della Sinistra arcobaleno, federazione di Rifondazione comunista, Pdci, Sinistra democratica e Verdi, si comincia a esagerare. Tanto che sulla questione delle liste, malgrado trattative, tavoli tecnici e vertici dei leader, la partita è ancora tutta da giocare. Si litiga, insomma, non tanto per le candidature unitarie, che pure non saranno presentate con una conferenza stampa di Bertinotti, Roberto Mussi, Oliviero Diliberto e Alfonso Pecoraro Scanio, ma trasmesse direttamente al ministero dell’interno, quanto per quelle dei singoli partiti. E a ogni piè sospinto spuntano grane per gli uomini delle liste, costretti a mediare tra disobbedienti, donne che non vogliono essere rappresentate da Wladimir Luxuria, Verdi stufi del peso eccessivo di Pecoraro Scanio e rinunce a sensazione. Come quella annunciata dal segretario del Pdci, Oliviero Diliberto, che non si candiderà per fare spazio a un operaio della Thyssenkrupp, Ciro Argentino,candidato come capolista: «Mi chiamo fuori e garantisco l’elezione a un operario. È una scelta che non mi pesa assolutamente ed è una risposta alla politica della casta». A dire il vero, quella di Diliberto è sembrata più una risposta al Pd di Walter Veltroni e a quanti, dopo avere inserito in lista l’operaio Antonio Boccuzzi, avevano accusato la Sinistra arcobaleno di non lasciare spazio ai candidati operai. Non a caso, il segretario del Pdci, in proposito è stato chiaro: «Facciamo fatti, non parole». Sulle candidature degli operai è Rifondazione ad avere più di un problema. In Liguria, per esempio, è stato inserito al terzo posto in lista della camera il deputato uscente del Prc Sergio Olivieri, operaio della Termomeccanica. In quella posizione, però, Olivieri rischierebbe di non essere eletto, perché i seggi sicuri saranno assegnati a esponenti dei Verdi, di Sinisa democratica e del Pdci. Così, il poeta e critico Edoardo Sanguineti, insieme con il sacerdote no global don Andrea Gallo, hanno scritto a Bertinotti per salvare Olivieri: «Oggi la questione operaia è riemersa in tutta la sua valenza, come hai affermato anche tu nel toccante ricordo di Fabrizio Cannonero», l’operaio morto sul lavoro a Genova la scorsa settimana. Il candidato leader di Rifondazione sarà anche costretto a mediare tra i due Disobbedienti di sempre, Luca Casarini e Francesco Caruso. Il Prc ha deciso di candidare Caruso in Veneto e questa scelta ha mandato Casarini su tutte le furie. «Caruso rinunci alla provocazione, non avrà il voto dei Disobbedienti», ha avvertito. Senza produrre effetti, perché il disobbediente rivale resterà in lista per il Veneto, almeno sembra.
Nell’arcipelago verde, la fronda interna ad Alfonso Pecoraro
Scanio ha riportato un successo importante. Il numero uno del Partito avrebbe voluto ricandidare suo fratello Marco alla camera, ma il forte malcontento esploso nel Sole che ride ha indotto l’interessato a rinunciare.
Quanto alla Sinistra democratica, gli uomini di Mussi hanno piazzato buoni colpi nelle liste unitarie: Titti Di Salvo sarà capolista in Piemonte 2 per la Camera, Betty Leone in Abruzzo, Katia Zanotti in Emilia, Marisa Nicchi in Toscana e Alba Sasso in Puglia. Ma per ora, mentre si pensa anche a creare sedi unitarie in ogni provincia, quella di Roma sarà in via Veneto, tutto sembra, la Sinistra arcobaleno, meno che un’alleanza compatta. Tanto che qualcuno, negli ambienti massimalisti, parla apertamente di Sinistra Arlecchino. Qualche lodevole eccezione, in questo clima non del tutto amichevole, però c’è. Rita Borsellino sarà candidata in Lombardia e non in Emilia-Romagna. Dove si sarebbe trovata come avversaria la capolista del Pd, Anna Finocchiaro, sostenuta anche dalla Sinistra nella corsa alla presidenza della Regione Sicilia.