Per il ritiro delle truppe dall’Afghanista. Appello dalla Sardegna

PER IL RITIRO DELLE TRUPPE DALL’AFGHANISTAN. NO AL RIFINANZIAMENTO DELLA MISSIONE ISAF-NATO. SOLIDARIETA’ AI SENATORI CHE DICONO NO.

La decisione del governo Prodi di rifinanziare la missione in Afghanistan si colloca in un contesto di fallimento totale di quelli che erano stati dichiarati come gli obiettivi da raggiungere con la guerra. Il governo Bush e i suoi alleati proseguono invece, pur con qualche segno di cedimento, l’occupazione militare e le azioni di guerra, con la finalità di presidiare uno snodo strategico per il controllo delle risorse e accerchiare i possibili competitori globali.
Il movimento contro la guerra, nella pluralità delle sue analisi e nelle differenze dei moventi che spingevano l’azione dei singoli e delle organizzazioni, ha sempre ed unitariamente rifiutato la guerra e l’occupazione dell’Afghanistan “senza se e senza ma”, non rilevando né nel mandato ONU — peraltro oramai superato nei fatti — né nel cosiddetto “multilateralismo” un terreno di possibile compromesso o peggio ancora di collateralismo con le politiche di guerra.
Il decreto di rifinanziamento della missione rappresenta dunque un punto di rottura con questa linea e la riaffermazione di una politica estera che, sul solco di quella che portò all’aggressione alla Jugoslavia del 1999, conferma la guerra come metodo di risoluzione delle controversie internazionali. La “svolta” operata con l’annuncio del ritiro dall’Iraq, che peraltro avverrà coi tempi già previsti dal governo Berlusconi, sembra apparire da questo punto di vista come una scelta tattica dettata dalla contingenza che conferma la strategia di collateralismo all’amministrazione USA, coperta appena da retoriche sul “multilateralismo” o sull'”interventismo democratico”.
Appare al tempo stesso non è assolutamente condivisibile l’atteggiamento tenuto dalle dirigenze di quella parte di sinistra istituzionale che aveva negato, per ben otto volte, i propri voti al rifinanziamento della missione. La guerra non può rappresentare un terreno di trattativa o di compromesso e la condotta tenuta nei confronti del suo finanziamento, come la storia del movimento dei lavoratori ci ha insegnato, ha spesso rappresentato un elemento di spartiacque e di rottura che genera confini.
Ancor più netti appaiono questi confini se li si guarda dalla Sardegna, un isola che subisce, di fatto, una occupazione militare che copre di gran lunga più della metà delle servitù presenti nel territorio dello stato italiano. Come può chi afferma di voler smantellare le servitù militari in Sardegna e cancellare questo peso che limita la sovranità della nostra isola accettare di rifinanziare le missioni in cui si scaricano e si utilizzano le macchine di morte sperimentate nei poligoni sardi? Non si possono sostenere politiche di guerra e poi illudersi che non si sperimentino gli armamenti. Le scelte di una politica estera guerra continueranno a mantenere la Sardegna sotto il giogo dell’occupazione militare.
Per questi motivi abbiamo accolto positivamente la presa di posizione dei senatori che hanno pubblicamente dichiarato la loro volontà di votare contro il decreto di rifinanziamento della missione ISAF-NATO in Afghanistan, decreto che non contiene elementi di discontinuità significativi rispetto a quello elaborato dal governo Berlusconi. Per questi motivi esprimiamo la nostra solidarietà alla loro scelta che riafferma — anche nella pluralità delle posizioni– una politica conseguente contro la guerra e per la pace che vada oltre un pacifismo di facciata.

Cagliari, Luglio 2006

Prime adesioni all’appello:

Comitato Sardo Gettiamo le basi

Associazione Amicizia Sardegna Palestina

Cagliari Social Forum

A Foras – Atobyu Casteddayu contra a s’occupadura militari de sa sardinnya

Associazione Culturale Linea Gotica