Sono tredici milioni e mezzo (più mezzo milione abbondante di stranieri) gli studenti universitari americani iscritti nel secondo semestre 2005-2006 a oltre 2mila istituzioni di vario tipo, un centinaio almeno salite dalla fine della Seconda guerra mondiale ai vertici della classifica mondiale dell’ eccellenza accademica, private e pubbliche. Fino a 20 anni fa la famiglia media americana era aiutata dai bassi costi (per i residenti locali soprattutto) delle molte buone Università pubbliche statali – cioè degli Stati, non esiste una Università federale – a volte inferiori ai mille dollari di oggi, e pari quindi grossomodo a quanto paga adesso in Italia chi non ha esenzioni varie. Oggi però, dopo anni di aumenti, spesso anche le scuole pubbliche sono diventate care, anche se costano una frazione delle più care fra le private. E il costo della formazione universitaria è spesso proibitivo in un Paese che pure è, con 20,358 dollari a studente all’anno, ai vertici assoluti della spesa per l’Università (media Ocse di 9,509 dati 2004), oltre a essere ai vertici mondiali per le donazioni private e dotato di un sistema più che sviluppato di borse di studio di ogni genere. Anche in rapporto al Pil, Washington è con il Canada in vetta alla spesa mondiale.
Il risultato però con l’esplosione dei costi è che l’accesso all’Università risente più che in Europa delle condizioni economiche della famiglia. Fra i diplomati delle high school si iscrive (dati 2004, fonte US Census Boreau) l’ 80% dei figli delle famiglie nella fascia del 20% più alto dei redditi, il 65% dei figli del quintile successivo, ma solo il 49% dei ragazzi figli del 40% delle famiglie più basse, i due quintili alla base della scala dei redditi.
Rispetto alla Germania, dove l’Università è ancora gratuita salvo che per i fuoricorso, negli Usa i residenti nello Stato che si iscrivono all’Università statale riescono a cavarsela pagando dai 3 ai 6mila dollari di tasse all’anno nel 60% dei casi, da 6 a 9mila nel 31 % dei casi e fino a 12mila nel 5 per cento. Sono spiccioli – dicono le statistiche 2005 del College Board, la più grossa associazione fra scuole e Università con 5mila aderenti – a confronto degli oltre 30mila dollari di sole tasse, più il mantenimento, chiesti ormai da oltre una ventina di istituzioni private, tra cui quasi tutte quelle della Ivy League (Brown, Harvard, Yale, Columbia, Comell, Dartmouth, Princeton e la University of Pennsylvania). C’è anche chi ha doppiato i 4Omila dollari. Che è quasi il reddito mediano della famiglia americana, quasi metà delle famiglie cioè guadagnano all’anno meno di questa cifra.
Eppure gli aiuti all’ istruzione superiore sono aumentati in modo esponenziale negli ultimi 30 anni e lo stesso Governo Bush ha incrementato, fino al bilancio 2005-2006, la spesa federale, arrivata vicina ai 100 miliardi di dollari l’anno; per tagliare quest’anno la voce prestiti agli studenti, che coprono quasi i due terzi del totale. Fra Pell Grants – i prestiti agli studenti introdotti nel 1973 dal senatore Claibome Pell – prestiti di altro tipo, aiuti di ogni genere, borse di studio private aumentate del 198% in lO anni, gli studenti hanno ricevuto aiuti per 142 miliardi di dollari nel 2004-2005. La fonte: federale per il 32%, dalle stesse Università e da altre istituzioni per il 42%, privata per il 15%, e per l’Il % dagli Stati. Ci sono poi i programmi speciali delle varie univer¬sità, inaugurati negli anni ’30 dall’Harvard National Scholarship, creato per portare all’Est giovani brillanti e poveri del Midwest (arrivarono fra gli altri il futuro Nobel James Tobin e Caspar Weinberger, futuro capo del Pentagono).
Ancora a fme anni ’50 aiutava di più l’Università la Fondazione Ford del Governo federale. Fu il rapporto Seaborg del ’60 a definire l’istruzione come investimento e a dare il via a fmanziamenti che solo in quel decennio e in dollari di allora raggiunsero gli 800 milioni. Fu una stagione di vasta democratizzazione degli studi superiori. Erosa gradatamente, nonostante tutto, da costi che negli ultimi 30 anni sono stati sempre in ascesa. Ancora il 5,9% in più nel 2005-2006 per le scuole private, e il 7,1 % di aumento per quelle pubbliche.