«Pensioni, vogliamo vedere prima i dati e poi decideremo»

Tornano le campagne “a spot” contro le pensioni, con proposte molto fantasiose. Stranamente, però, nessuno parla di numeri. Come mai?
Infatti, i numeri non ci sono. Il Nucleo di valutazione della spesa previdenziale continua a darci cifre che riguardano un aggregato unico. Il 28 giugno torneranno a vedersi. E noi sottolineiamo fin da ora che questa volta vogliamo i dati. Potrebbero venir fuori alcune sorprese, che rigetterebbero in un colpo solo l’ipotesi di altri tagli, ovvero che le donne vanno ormai in pensione con il pro-rata contributivo. Non solo, nel 2005 più della metà delle pensioni di invalidità sono con il pro-rata contributivo con un importo che è il 7% in meno, che poi diventerà del 15%, rispetto al sistema retributivo. La media della prestazione si colloca alla metà del retributivo.

Quanto si risparmia nel bilancio?

In questo modo il risparmio è di circa 200 milioni l’anno.

Sembra che questo non voler tirar fuori i dati denunci un atteggiamento politico…

La verità è che se non tirano fuori i dati non viene fuori il fatto che gli effetti dei risparmi si hanno fin da oggi e non a partire dal 2016 come sostiene qualcuno.

Non credi che questo errore del non voler vedere possa vere ripercussioni più generali?

Non si vogliono fare bilanci su diversi temi, come quello che riguarda le promesse di un maggiore sviluppo derivanti dalle privatizzazioni di alcuni settori del welfare. Se vogliamo intraprendere una politica di sviluppo dobbiamo investire in modo qualificato sul welfare. Per esempio, ci si interroga spesso sul basso tasso di occupazione femminile. Ebbene, mi chiedo se si sia mai ragionato sulla cronica mancanza di servizi per le donne. Ricordo che abbiamo pagato duramente la scelta di finanziare nidi aziendali sganciati dal contesto sociale e amministrativo.

Si tornati a mettere in relazione la spesa previdenziale con la crisi del bilancio pubblico…

E’ stata una settimana di annunci pesanti su tutto: dalle compensazioni dello scalone all’innalzamento dell’età per le donne, alla riduzione dei rendimenti. Dico subito e in modo chiaro che non si può scambiare l’azzeramento dello scalone con l’intervento sui rendimenti.