PENSIONI: NOI LAVORATORI DICIAMO NO!

Caro direttore, sentiamo di avere il diritto, e insieme il dovere, di far conoscere alle compagne e ai compagni, ai lettori e alle lettrici di “Liberazione” il nostro punto di vista sulla questione delle pensioni. Giudichiamo l’accordo governo-sindacati una vera e propria truffa ai nostri danni, ai danni dei lavoratori. Se tale accordo, così com’è, fosse votato alle Camere anche dalle forze comuniste e di sinistra, significherebbe che queste forze avrebbero interiorizzato la menzogna da cui è partito l’attacco dei padroni, quella per cui l’INPS sarebbe in crisi, una menzogna smentita persino dallo stesso presidente nazionale dell’INPS. In verità sappiamo che l’invenzione della crisi dell’INPS è uguale a tutte le altre crisi inventate per le aziende pubbliche: funzionali alle privatizzazioni. E la privatizzazione della previdenza pubblica sarebbe per i padroni l’affare del secolo. Vogliamo dirlo con grande chiarezza: se passasse alle Camere l’accordo governo-sindacati si farebbe persino peggio del governo Berlusconi, poiché attraverso gli scalini andremmo in pensione a 59, a 61 e 62 anni con 36 di contributi. E questo dopo che i lavoratori, con lo 0,3% in più di contributi hanno già versato nell’ultimo anno, e verseranno in più, nei prossimi anni, 1 miliardo di euro nelle casse dell’INPS!

E’ chiaro che sta vincendo la linea liberista di Padoa Schioppa, subordinata alla Confindustria e ai dettami antioperai di Maastricht.

Da diverse parti, anche a sinistra, è stato detto che se non passasse la proposta governativa il rischio sarebbe quello di far scattare, da gennaio 2008, la legge Maroni. E, questa, un’argomentazione che non sta in piedi, poiché, in verità, attraverso la proposta governativa tale legge sarebbe chiaramente peggiorata: non saremmo di fronte alla “riduzione del danno” ma alla ratifica di un danno maggiore. Noi siamo convinti che solo attraverso una mobilitazione di massa, sino alla proclamazione dello sciopero generale, si potranno cambiare i rapporti di forza sociali, politici e istituzionali. E solo attraverso questo cambiamento il governo potrà recedere dalla controriforma pensionistica. Da questo punto di vista, ci ritroviamo nelle posizioni assunte dal compagno e senatore Fosco Giannini, eletto qui da noi, in Calabria, al quale esprimiamo la nostra solidarietà, il quale con chiarezza ha affermato che ora occorrono sia il referendum tra i lavoratori che la lotta sociale e, infine, che, se l’accordo rimanesse questo, i comunisti e la sinistra d’alternativa non dovrebbero votarlo.

Vibo Valentia lì 31/07/2007

Fabbrica “Italcementi”

Rsu

Patania Giovanni

Borello Giacomo

Figliucci Adriano

Fabbrica “Car-Met” (Carpenterie metalliche)

Rsu

Comerci Francesco

Lo Schiavo Antonio

Azienda raccolta rifiuti Proserpina Spa

Rsu

Marchese Gino

Corona Michele

Mantino Antonio

D’amico Giuseppe

Seguono altre 120 firme di lavoratrici e lavoratori.