Pensioni: lo scalone non si abbatte, si cambia. Parola di Damiano

L’odiato scalone delle pensioni? Secondo il ministro Damiano non va abolito, come scritto nel programma dell’Unione, ma solo «addolcito». Non è la prima volta che il titolare del dicastero del Lavoro fa uscite “estreme” sulla previdenza, ma questa le batte tutte. Evidentemente il tema delle pensioni torna ad essere uno dei più difficili nell’agenda del governo Prodi. «Per rendere più dolce lo scalone – ha detto ieri nel corso della presentazione della relazione annuale della Covip – dovremo trovare soluzioni alternative che compensino il mancato risparmio». «L’argomento verrà trattato al momento opportuno», ha aggiunto. Parole importanti che rendono la “verifica” della Dini un passaggio delicato. Anche perché la previdenza complementare non decolla così come era nelle previsioni. Gli aderenti a forme pensionistiche private ammontano, secondo i dati resi noti dalla Covip, a 46 miliardi di euro. Per il presidente Luigi Scimia, si tratta di «scarsa crescita». Secondo Scimia la penalizzazione deriva dall’incertezza legislativa e dal rinvio al 2008 delle nuove norme di attuazione. Scimia ha messo in evidenza la limitata adesione delle classi più giovani: l’età media degli iscritti ai fondi pensione di nuova istituzione è di 43 anni; solo il 6,5% degli iscritti ha meno di 30 anni, mentre più del 25% ha già raggiunto i 50 anni. Le risorse destinate alle prestazioni, pari a 46 miliardi di euro, rappresentano poco più dell’1% delle attività finanziarie delle famiglie e circa il 3% del Prodotto Interno Lordo, dato particolarmente modesto se confrontato con alcune significative esperienze internazionali. Negli Stati Uniti aderisce alla previdenza complementare il 50% degli occupati e le attività gestite dai fondi pensione equivalgono all’ammontare del Pil. Nel Regno Unito le adesioni interessano circa il 60%, e il 70% del Pil.
Per il ministro Damiano è arrivato il momento di correre ai ripari. «Noi crediamo nei fondi pensione integrativi e faremo di tutto perchè questi fondi decollino», ha detto ieri. » quindi necessario costruire una rete importante per i fondi complementari che si basi sugli accordi preesistenti, messe a punto dal governo precedente. «Quella è la traccia da cui partire».

Scimia ha spiegato le linee guida della direttiva che la Commissione di vigilanza sui fondi pensione si prepara ad emanare. «Una di queste direttive dice che nel caso di trasferimento del Tfr con il silenzio-assenso il fondo pensione deve garantire il capitale, garantirlo per iscritto. Il lavoratore certamente non avrà mai sacrificato il suo risparmio. Potrà avere magari rendimenti più contenuti».