“ll protocollo sul welfare è l’attuazione del programma elettorale». Esagera un bel po’, il ministro del lavoro Cesare Damiano, nel presentare alla stampa tempi, modi e cifre dell’aumento delle pensioni basse concordato a luglio con i sindacati. Glissa ovviamente sullo «scalone» trasformato in «scalini», sulla conferma dell’innalzamento generalizzato dell’età pensionabile e sulla rottura sfiorata per un pelo con la Cgil (il cui segretario generale, Guglielmo Epifani, si sentì in dovere di apporre sopra la propria firma la frase «per presa d’atto»), mentre nel programma elettorale dell’Unione si parlava di «superamento della legge Maroni». Che invece, nella sostanza, è rimasta. Ma almeno questa volta entra qualcosa nelle tasche di chi ne ha più bisogno. Nulla che possa cambiare l’esistenza dei pensionati con assegni minimi, ovvio, ma un attimo di fatto sì. Il «bonus» verrà infatti erogato nella forma di una «quattordicesima», che «si sente» meglio che non un aumento di 20-30 euro al mese: per l’anno in corso con la mensilità di ottobre, per quelli a venire con l’assegno di luglio. La cifra media -netta, perché il reddito totale annuo resterà comunque al di sotto del minimo tassabile – sarà di 301,70 euro annui; e riguarderà una platea di 3.069.521 persone, mentre per altre 467mila c’è ancora bisogno di una verifica reddituale.
Gli aventi diritto sono infatti quelli che hanno un reddito personale (non familiare) fino a 654 euro al mese, pari a 8.504 annui, senza però calcolare gli assegni familiari o le indennità di accompagnamento, il reddito da prima abitazione, il tfr, ecc. Per i lavoratori dipendenti fino a 15 anni di contributi (fino a 18 per gli autonomi) l’assegno di ottobre sarà di 262 euro; per chi ha da 15 a 25 anni di anzianità (da 18 a 28 per gli autonomi) l’assegno sale a 327 euro; per gli «over 25» (28 per gli autonomi) sarà di 392 euro. Nel 2008 i tre scaglioni vedranno rivalutata la «quattordicesima» rispettivamente con 336,420 e 504 euro.
Milioni di lettere sono in viaggio per recare la buona novella, mentre mezzo milione sono quelle (25.000 per chi dipende dall’Inpdap) che richiedono una documentazione attestante il diritto al bonus. Interessante anche la distribuzione geografica dei beneficiari, con la Lombardia a fare la parte del leone (396mila), davanti a Campania (282mila), Sicilia (281mila), Veneto (252mila) e Lazio (238mila). Ma come ricorda anche Betty Leone, segretaria dei pensionati della Cgil, «abbiamo un unico cruccio»: che i pensionati si troveranno a fronteggiare l’aumento dei prezzi dei beni primari che pesano di più sul potere d’acquisto, pane, pasta, latte ecc».
Voci un po’ più nette si alzano anche all’interno del governo, col ministro della solidarietà, Paolo Ferrero, a ricordare che «adesso si tratta di proseguire sulla strada della redistribuzione del reddito. Per questo sono da respingere le idee di riduzione generalizzata delle tasse. Occorre tagliare le tasse ai lavoratori e ai pensionati con redditi medio-bassi, occorre sostenere i redditi dei poveri e bisogna intervenire sulla casa e sugli anziani non autosufficienti».
Del resto è confermato ampiamente che «i conti dell’Inps vanno bene», con un «notevole aumento delle entrate contributive» nei primi sei mesi del 2007. Lo ha affermato lo stesso presidente dell’istituto, Gian Paolo Sassi, a margine della conferenza stampa. Le prime stime parlano addirittura di un aumento delle entrate nei primi sei mesi dell’anno di circa 3-4 miliardi, grazie anche agli incrementi delle aliquote per i dipendenti (dal 32,7% al 33%). Cifre che rinforzerebbero il saldo pensionistico già oggi positivo, se sui conti dell’Inps non gravassero spese assistenziali (tra cui la cassa integrazione per le imprese in difficoltà) che in ogni altro paese sono a carico della fiscalità generale. «C’è anche – ha spiegato Sassi – un discreto rallentamento delle anzianità che sono state inferiori alle attese, che già prevedevano per quest’anno un rallentamento rispetto all’anno scorso». Vuoi vedere che anche l’allarme «gobba pensionistica» era una bufala?