Pensato per sfidare gli Usa

Orologi atomici che sgarrano di un miliardesimo di secondo al giorno, segnali radio in grado di superare ogni ostacolo o interferenza, sistemi di sicurezza che “autocertificano” la validità delle informazioni trasmesse. Per Galileo, il primo sistema di navigazione satellitare civile, l’industria europea ha messo in campo il meglio delle sue risorse tecnologiche. La posta in palio è un mercato che nel 2020, secondo la Commissione europea, dovrebbe raggiungere gli 80 miliardi di euro, in gran parte in servizi ad alto valore aggiunto. Il grande rivale da superare, naturalmente, è l’americano Gps.
«Rispetto al Gps Galileo parte con un grande vantaggio», spiega il professor Fabio Dovis, docente di Sistemi di radionavigazione al Politecnico di Torino: «Il sistema europeo è il primo concepito per l’uso civile mentre nel Gps gli usi civili sono per così dire un sottoprodotto di una tecnologia militare». In pratica? «In pratica se un bel giorno il Dipartimento della difesa americano decidesse di “spegnere” il Gps nessuno potrebbe dire niente, neanche a livello legale. Il sistema europeo, invece, prevede addirittura un’Authority, un organismo sovrannazionale che dovrà garantire la continuità di servizio».
L’affidabilità è quindi il primo elemento su cui punta Galileo per strappare clienti agli americani. Il secondo, altrettanto importante, è la precisione. «L’aspetto scientifico più rilevante del progetto è la un’affinazione estrema degli orologi atomici», continua Dovis: «I 30 satelliti avranno a bordo 2 orologi ciascuno: uno al rubidio, l’altro al maser d’idrogeno. Strumenti estremamente precisi – con un margine di errore di un miliardesimo di secondo al giorno – perché sono fondamentali per la determinazione della posizione di un oggetto a terra».
Il calcolo di una posizione avviene attraverso il metodo della triangolazione, misurando la distanza da almeno tre punti, ovvero tre satelliti. Le distanze sono calcolate sulla base del tempo di percorrenza che occorre a un segnale per arrivare dal satellite a terra.
«È chiaro – sottolinea Dovis – che più sono precisi gli orologi più sarà precisa la localizzazione». Ma quanto? Si parla di pochi centimetri rispetto ai dieci metri del Gps. «Attenzione, però, bisogna distinguere. Galileo è progettato su più livelli. Il primo, con accesso libero, avrà una precisione paragonabile a quella dell’attuale Gps. Poi ci sarà un livello “commerciale”, più accurato. Nel settore dei trasporti, il più interessante, la precisione potrà arrivare a 50 centimetri. È una cifra chiave nel caso di atterraggi pilotati interamente dal satellite, senza l’intervento del pilota. Se il margine di errore fosse maggiore, l’aereo rischierebbe di schiantarsi».
Sempre nei trasporti, una importante applicazione sarà per i nuovi sistemi di controllo del traffico nelle linee ad alta velocità. «Qui è importante conoscere con esattezza la posizione del treno lungo tutta la linea, anche in zone poco accessibili, montagnose, o nelle città, in mezzo a una giungla di segnali che rendono gli attuali sistemi satellitari poco affidabili», precisa Dovis.
Poi c’è un «quarto livello», ancora più sofisticato. È quello dei servizi di sicurezza pensati per gli Stati: protezione civile, pompieri, controllo del territorio. Il sistema potrà essere impiegato per verificare piccoli smottamenti, per prevenire le frane o controllare lo stato di strade e ponti. «In questi casi il dato più importante è l’affidabilità del segnale: in quelli inviati dal sistema Galileo sarà incluso un messaggio di integrità, in grado di avvertire subito se l’informazione fornita da quel satellite in quel momento non è affidabile».
Il sistema Galileo sarà costituito da una costellazione di 30 satelliti: 27 operativi e tre di riserva; orbiteranno intorno alla Terra a una quota di 23.616 chilometri, con un’inclinazione di 56 gradi, in modo da garantire la copertura di tutta la superficie terrestre.
E i costi? «Il costo per realizzare il progetto Galileo è di circa 4 miliardi di euro, mentre il mantenimento annuo costerà circa 220 milioni di euro. Ma se consideriamo tutti gli investimenti, anche privati, arriviamo a 20 miliardi. Non dimentichiamo le ricadute, anche in Italia, dove la nostra Alenia è in prima linea».
Sempre che gli americani non ci mettano i bastoni tra le ruote, dicono i maligni… «C’è un accordo – ribatte Dovis – firmato nel giugno 2004 al summit Ue-Usa di Dublino. Si andrà verso la piena compatibilità e interoperabilità di Galileo e del GPS a vantaggio di tutti. Quello che si può dire degli americani è che forse hanno sottovalutato le capacità tecnologiche dell’Europa».Forse. Resta da vedere se alla fine non si farà superare dai cinesi, o dai russi, che stanno ammodernando a tutta birra il loro già temibile Glonass.