Parlamentari italiani contro la guerra

Otto membri del Senato italiano e due membri della Camera italiana dei
Deputati, tutti appartenenti all’ala sinistra della coalizione di governo
(l’Unione, guidata dal Primo Ministro Romano Prodi), hanno annunciato la loro intenzione di votare contro il governo sulla questione dell’Afghanistan. Silvio Berlusconi, ex premier dell’Italia ed amico di
George W. Bush, aveva inviato 1.300 soldati italiani in Afghanistan come componenti della forza della Nato lì operante, come pure 2.600 soldati in Iraq come parte della “Coalizione della volontà” voluta da Bush.

Il nuovo governo di centro-sinistra, tradendo le aspettative della
maggioranza dei suoi elettori, ha annunciato un graduale ritiro delle truppe dall’Iraq che non differisce molto da quello che Berlusconi aveva negoziato già col governo americano. Allo stesso tempo l’Unione ha proclamato la sua intenzione di estendere la missione delle truppe italiane in Afghanistan, malgrado il fatto che le forze della Nato in quel paese, recentemente redislocate verso il Sud, si devono ulteriormente impegnare in attività di guerra, agendo come forze ausiliare degli americani. Anche se le truppe italiane non sono state inviate al Sud, esse sarebbero tuttavia parte della macchina da guerra della Nato. Il popolo afgano ha naturalmente diritto alla sicurezza, ma né le truppe americane, né le truppe della Nato dominate dagli Stati Uniti possono fornirla.

Poiché l’Unione non ha nessuna maggioranza nel Senato senza gli otto
Senatori, c’è una pressione tremenda che viene esercitata su questi ultimi per far cambiare la loro posizione, nel nome della solidarietà e
dell’interesse di coalizione, inclusa la minaccia di far andare avanti il
decreto per mezzo di un voto di fiducia che li metterebbe di fronte alla
scelta tra rinnegare la loro posizione o far cadere il governo. Comunque, quest’ultima minaccia è disinnescata dall’annuncio di alcuni membri della centro-destra che voteranno per il decreto che estende la missione delle truppe italiane in Afghanistan, visto che non vogliono astenersi su di una questione che sostengono sinceramente, in particolare perché il dispiegamento afghano è stato iniziato dal governo di Berlusconi, al quale appartenevano.

Per contrastare le pressioni esercitate su di loro, i parlamentari contro la guerra hanno lanciato una petizione ed hanno chiesto espressioni di
sostegno. Queste saranno rese note ad una importante assemblea contro la guerra, organizzata dal movimento per la pace e dai parlamentari antiguerra, che si terrà a Roma il 15 luglio. Il dibattito ed il voto in Senato avranno luogo nell’ultima settimana di luglio.

La costruzione del sostegno, incluso l’appoggio internazionale, è dunque di estrema importanza per i parlamentari italiani contro la guerra, per la loro lotta e la loro capacità di resistere alla pressione.

Per sostenerlo, inoltrate la vostra adesione a [email protected]