La preoccupazione per il Kosovo c’è ed è forte. «Siamo consapevoli della complessità della situazione», dice Arturo Parisi. Certe volte, però, più delle parole, parlano le ciglia aggrottate. Specie quando scandisce «e dei rischi in essa presenti…». La ferita appena ricucita dei Balcani può riaprirsi da un momento all’ altro. Ecco dunque che il ministro è costretto a prendere in esame l’eventualità peggiore. Nuove truppe? «Ritengo che la misura attuale sia all’altezza dei rischi e dei problemi presenti». Ma la situazione potrebbe precipitare. E allora: «Qualora le condizioni dovessero modificarsi, è evidente che dovremmo riconsiderare la cosa come Paese e soprattutto come Unione europea». Nel frattempo, un reggimento è stato avvertito di tenersi pronto. Una misura di precauzione che non guasta. «Lo strumento militare – si limita a dire Parisi – prevede forze di riserva per intervenire in casi di emergenza. Ma stiamo lavorando affinché questa situazione non si determini». E naturalmente Parisi è in continuo contatto con i suoi colleghi dell’Alleanza atlantica. «La speranza è che l’unità tra Paesi europei sia capace di condurre al meglio questo passaggio». Se poi Parisi auspichi l’indipendenza dei kosovari, per il momento non lo fa capire.
Se però i Balcani sono l’emergenza del giorno, i ministri della Difesa già pensano a quella che potrebbe essere l’emergenza del domani, il Maghreb, e per una volta cercano di scongiurare una crisi annunciata. E’ il senso di questo vertice di Cagliari, detto dei Cinque più Cinque, tra Paesi europei (Francia, Italia, Spagna, Portogallo, Malta) e africani (Libia, Algeria, Tunisia, Marocco e Mauritania). Incontri ormai periodici si tengono tra ministri degli Esteri e dell’Interno. Ora anche della Difesa. L’obiettivo è arrivare a una larga alleanza militare tra le due sponde del Mediterraneo. Una sorta di Nato euro-araba che in tutt’evidenza ha lo scopo di stabilizzare quei regimi traballanti.
In ambito militare tra i Dieci hanno cominciato a piccoli passi. Una scuola per colonnelli si organizzerà a Parigi il prossimo anno. A Tunisi sta per nascere un Centro di analisi strategica che ha tutta l’aria di essere un avamposto per esaminare da vicino il terrorismo islamico. A Tripoli dovrebbe sorgere un Istituto per lo sminamento e le tecniche degli artificieri.
Ma i Dieci progettano anche le future esercitazioni aeronavali congiunte. E si preparano protocolli sulla Protezione civile e sulla difesa del mare dall’ inquinamento. Marginale ma non troppo, c’è anche la vigilanza aerea e satellitare contro l’immigrazione clandestina. Quanto prima, anche Tunisia e Libia parteciperanno all’interscambio di dati sul traffico del naviglio mercantile nel Mediterraneo.