Papillon: non solo lotte

A Casalecchio di Reno parte il progetto “Papillon”. Valerio Guizzardi,
responsabile della Onlus: «Tutto nasce dall’unione di necessità di due categorie di soggetti svantaggiati». L’alternativa al carcere, detenuti per i disabili Nei servizi comunali arrivano i detenuti. Un’alternativa sociale al carcere e una risorsa per i cittadini. E’ questo il progetto “Papillon”, dell’ assessorato alle Politiche sociali del Comune di Casalecchio di Reno, in collaborazione con l’associazione di promozione sociale “Papillon – Rebibbia Onlus” di Bologna. Il progetto, già avviato, funziona attraverso l’ attivazione presso i servizi sociali del Comune di Casalecchio di quattro borse lavoro annuali per detenuti che possono godere delle misura alternative, autorizzati dalla Magistratura di Sorveglianza di Bologna, su proposta della Direzione della casa circondariale “Dozza”. I primi due detenuti hanno già iniziato il percorso a partire dallo scorso maggio nei centri diurni anziani di Ca’ Mazzetti e Villa Magri; attualmente sono impegnati in quattro, tre uomini e una donna. «Tutto nasce – spiega Valerio Guizzardi, responsabile della onlus dell’Emilia-Romagna – dall’unione di necessità apparentemente inconciliabili di due categorie di soggetti svantaggiati: da una parte, anziani e diversamente abili in carico ai servizi sociali che hanno bisogno del massimo sostegno sia per la permanenza a domicilio (consegna pasti, compagnia, aiuto nelle mansioni quotidiane) che per uscire di casa per necessità di cura, integrazione, socializzazione, lavoro, vita pubblica; dall’altra i detenuti che possono fruire delle misure di legge alternative al carcere, per svolgere un lavoro socialmente utile e di grande importanza per prevenire l’istituzionalizzazione delle patologie senili e per garantire maggiori opportunità al disabile, fruendo loro stessi di un’esperienza formativa e motivante, utile al reinserimento nella società». «Sulla base dell’esperienza positiva di questi ultimi anni con gli obiettori e con i volontari – sottolineano i promotori del progetto – si è dimostrata la positiva valenza sociale di affiancare personale non specialistico ai servizi alla persona. Riteniamo significativa la presenza dei detenuti in questo percorso, che determina una nuova e importante strada verso la coesistenza civile e sociale di categorie altrimenti emarginate».