É superfluo ricordare ai lettori dell’ernesto online, sempre così attenti alla gloriosa storia del movimento operaio e comunista, di quella volta che, per por fine alle voci su presunte divisioni all’interno del partito, Bertinotti e Cossutta si autodefinirono gli inseparabili Bibì e Bobò.
Tutti sanno come finì quella faccenda.
Ma chi pensasse che quella sia una pagina del tutto chiusa si sbaglierebbe. Forse Bibì e Bobò qualche terreno comune ricominciano a trovarlo.
Anche a voler sorvolare sulla ormai comune appartenenza alla gabbia dell’Ulivo, non possiamo non notare che tanto il nostro compagno Segretario Bertinotti, quanto il gruppo dirigente del Pdci, sono stati tra i più entusiasti sostenitori dell’ingresso (per fortuna fin qui scongiurato) dei radicali nella Gad.
Sarà forse il feroce anticomunista Pannella a riunificare la diaspora comunista in Italia?
Fuori dallo scherzo, ci preme sottolineare il nostro profondo disaccordo con qualunque ipotesi di ingresso, più o meno mascherato, dei radicali nella Gad. Per poche, semplici ragioni.
Essere comunisti significa, prima di tutto, lottare per la pace e contro l’imperialismo.
Come potremmo trovare un accordo con i più ferventi sostenitori di Bush e Sharon? Cosa abbiamo da spartire con i teorici dell’esportazione armata dei “diritti umani” e della “democrazia”?
Essere comunisti significa difendere i diritti sociali e quelli del lavoro. Cosa abbiamo in comune con i più coerenti fautori della privatizzazione di scuola e sanità, di tutte le controriforme delle pensioni, dell’abolizione della contrattazione collettiva e dello stesso principio di giusta causa del licenziamento?
Essere comunisti in Italia significa difendere un impianto costituzionale fondato sulla centralità del Parlamento e dei partiti politici, su una equilibrata divisione dei poteri e sull’autonomia della magistratura. Che ci farebbero al nostro fianco i fautori del presidenzialismo, del maggioritario, della separazione delle carriere e di una generale riforma americana del nostro sistema istituzionale?
L’ottimismo della volontà ci fa sperare che, su questo terreno, il compagno Segretario non abbia dalla sua neanche l’ormai proverbiale 51% del corpo militante.
Se al contrario lo avesse, significherebbe che la talpa della non violenza valida qui e ovunque, ora e sempre (tranne che per i caschi blu dell’Onu, se ce lo chiede Prodi), la talpa delle primarie amerikane e di quelle irachene, la talpa che vuole andare “oltre Rifondazione”, ha scavato, si perdoni il pessimismo della ragione, fin troppo bene.