Panebianco non sopporta l’Islam “moderato”

Angelo Panebianco non sopporta che si parli di «islam moderato». La ragione è semplice: le società musulmane sono «impregnate di fondamentalismo religioso», che è sempre alimento di «islamismo radicale» e quindi di terrorismo. Se proprio si vogliono istituire distinzioni tra i musulmani (e non considerarli tutti barbari e nemici), l’unica accettabile passa tra i musulmani (buoni) che, «come noi, amano libertà e democrazia», e i musulmani (cattivi) che vogliono vivere in società fondate sulla legge coranica.
Di solito ci risparmiamo il tempo di leggere le farneticazioni di Panebianco, ossessive variazioni sul tema della superiorità dell’«Occidente» (cioè degli Stati Uniti). Quando ci caschiamo, il risultato è, se possibile, sempre più desolante.
Desolante è che «il più grande quotidiano italiano» continui ad affidare i propri editoriali a persone incompetenti, imbevute di pregiudizi, sostenitrici di tesi razziste e guerrafondaie. A persone come Panebianco, appunto, «impregnate di fondamentalismo religioso» filo-americano, capaci soltanto di ripetere, come dischi rotti, che «gli altri» sono inferiori e pericolosi.
Panebianco vuole la guerra, sempre nuove guerre; teme che la guerra in Iraq finisca, trema all’idea che le bombe e le mitragliatrici cedano il passo al negoziato o che gli occupanti siano costretti a sloggiare, come trent’anni fa dal Vietnam. Noi invece ce lo auguriamo, per il bene del popolo iracheno, per la giustizia e per la pace. Quanto ai deliri razzisti di Panebianco, ci limitiamo ad osservare che egli dovrebbe stare attento a scrivere quel che scrive, poiché potrebbe irritare i suoi amici americani.
Tra le «società impregnate di fondamentalismo religioso» ci sono infatti sicuramente anche gli Stati Uniti di George W. Quanto all’amore per «la libertà e la democrazia», ci basta ricordare Abu Ghraib e Guantanamo, i brogli elettorali del 2000 (e forse anche del 2004) e le menzogne sulle «armi di distruzione di massa». E ancora Allende e le 3478 vittime degli attentati terroristici orditi dalla Cia a Cuba.
Panebianco chiude il suo articolo chiamando in causa Montesquieu e anche in questo caso fa una gaffe. Se oggi ci fosse tra gli europei qualcuno capace di riscrivere le Lettere persiane, avremmo finalmente l’opportunità di guardarci allo specchio e di capire che con la nostra arroganza stiamo coltivando odi inestinguibili. Invece ci ritroviamo tra un Panebianco e una Fallaci, inequivocabili segni di un tempo senza cultura.