Una «mostra dell’arte israeliana» iniziata nell’ottobre 2006 al Palazzo Reale di Milano con l’appoggio di importanti istituzioni italiane (comune e provincia di Milano, Ufficio scolastico della Lombardia, con l’Alto patronato del Presidente della repubblica e di quello della regione Lombardia) non accenna neppure all’esistenza di arte e cultura palestinese in Israele e nei Territori occupati. Nulla su poesia, cinema, letteratura e musica palestinese. Non un accenno all’esistenza dell’orchestra sinfonica «interetnica» creata da Barenboim e Edward Said. Quest’orchestra, diretta dal notissimo musicista Barenboim, israeliano ed americano, ha eseguito un eccezionale concerto davanti al Muro dell’apartheid, nel villaggio di Bilin, e numerosi concerti di elevatissima qualità in varie città europee (tra cui Milano, alla Scala) e negli Usa. Ai palestinesi si accenna, nell’elegante pubblicazione che descrive la mostra, come a terroristi che hanno ostacolato la diffusione della cultura. Tra gli eventi accessori della mostra, un concerto di banda militare dell’Idf (Israel defense forces), per soli invitati. I soldati-musicisti in divisa e gli invitati sono entrati alla chetichella per una porta posteriore, mentre davanti al Palazzo un gruppo di dimostranti illustrava con altoparlante e immagini le imprese assassine dell’Idf nei Territori occupati. Quanto alle persone «di cultura» italiane che occupano posizioni di responsabilità nelle istituzioni, l’atteggiamento maggioritario nei riguardi della politica e cultura israeliana è di desolante servilismo nei riguardi di questa e dei dettati delle Comunità ebraiche. Alla base di questo atteggiamento, oltre all’opportunistico ossequio ai potenti, c’è, evidente, lo sprezzo colonialista e razzista di qualunque cultura, non importa quanto universale, ma rappresentata da persone e popoli «diversi» dagli europei.
* Ebrei contro l’occupazione