Palestina, per Fatah pronta l’Iva di Olmert

Nessun cessate il fuoco può essere duraturo senza un accordo politico tra Hamas e Fatah. È stato evidente ieri mattina quando lo scontro armato – che a Gaza ha fatto un altro morto (un civile) e ha visto combattimenti di rara violenza non lontano dalla residenza di Abu Mazen e del ministro degli esteri Mahmud Zahar (Hamas) – è arrivato in Cisgiordania, non casualmente a Nablus, dove da mesi la tensione tra i due principali movimenti politici ha raggiunto il livello di guardia. Una ventina di persone sono rimaste ferite – una in modo molto grave – quando Fatah ha cercato di impedire le celebrazioni per l’anniversario della fondazione di Hamas, previste nel piccolo stadio cittadino.
Incidenti che rischiano di far precipitare Nablus nello stesso baratro di Gaza. Wael Hash Shash, del braccio armato di Hamas, ha comunicato nel pomeriggio che la sua organizzazione ha sequestrato un attivista di Fatah, Tamer Aboush, per interrogarlo e scoprire chi ha ordinato di sparare sul corteo del movimento islamico. In questa nuova giornata di violenza nei Territori occupati, è giunta la notizia della morte in carcere di Asher Weissgan, il colono ebreo che nell’agosto del 2005, allo scopo di bloccare l’evacuazione di soldati e coloni da Gaza ordinata dall’ex premier israeliano Ariel Sharon, aprì il fuoco in una fabbrica dell’insediamento di Shilo uccidendo quattro lavoratori palestinesi. Weissgan si è impiccato in una cella della prigione di Ayalon. Il suo suicidio ha provocato le reazioni irate della destra israeliana che accusa lo Stato di aver «ingiustamente» condannato il colono. In diversi siti israeliani sono giunti decine di messaggi di stima e solidarietà alla famiglia di Weissgan. In queste ore il presidente Abu Mazen, che una settimana fa ha innescato la reazione di Hamas annunciando di voler indire elezioni anticipate, non appare impegnato a trovare una via d’uscita alla crisi interna ma invece è preso dalla organizzazione del vertice con il premier israeliano Olmert. Giovedì a Ramallah Abu Mazen, durante la conferenza stampa congiunta con il ministro degli esteri italiano Massimo D’Alema, ha parlato di incontro con Olmert entro la fine dell’anno.
I due potrebbero però vedersi subito, forse già lunedì secondo indiscrezioni. Da parte israeliana non ci sono conferme e l’insistenza con la quale il presidente palestinese sta cercando il faccia a faccia con Olmert lascia perplessi, poiché non c’è al momento alcuna garanzia che il vertice si concluda con risultati concreti. Si dice che Israele potrebbe rilasciare alcune centinaia di detenuti palestinesi, ma non prima della liberazione del caporale Ghilad Shalit, catturato a Kerem Shalom alla fine di giugno e da allora tenuto in una prigione segreta a Gaza.
Abu Mazen non ha alcuna possibilità di manovra in questa vicenda, poiché la questione Shalit è gestita totalmente da Hamas che vuole uno scambio simultaneo tra il soldato israeliano e un migliaio di prigionieri palestinesi. Olmert potrebbe invece decidere di sbloccare una parte dei circa 500 milioni di dollari (dazi doganali e Iva) che Israele ha cominciato a confiscare ai palestinesi quando Hamas è andato al governo. I fondi tuttavia non verrebbero inviati al ministero delle finanze dell’Anp ma al conto corrente di Abu Mazen che potrebbe perciò pagare, al posto del governo di Hamas, gli stipendi arretrati di 150 mila dipendenti pubblici. I sostegni internazionali – a Ramallah anche D’Alema ha espresso l’appoggio italiano ed europeo alla decisione del presidente di indire elezioni anticipate che, a suo avviso, «non solo un colpo di stato» e si è augurato la composizione pacifica dei contrasti tra le fazioni palestinesi – hanno galvanizzato Abu Mazen che se da un lato si dice disposto a formare un governo di unità nazionale dall’altro tiene sotto pressione il governo di Hamas.
Ieri la presidenza ha bocciato cinque nomine fatte dal premier Ismail Haniyeh ad alti incarichi ministeriali sostenendo che le posizioni in questione non esisterebbero. Da parte sua Haniyeh ha annunciato di aver accettato l’appello del presidente per la ripresa dei colloqui sul governo di unità nazionale.