Palestina, grandi manovre per battere Fatah

Continua la registrazione delle liste che prenderanno parte alle elezioni parlamentari palestinesi del 25 gennaio mentre Al-Fatah, il partito di maggioranza, non ha ancora completato le sue caotiche primarie segnate da violenze in varie località. L’altro ieri il dottor Mustafa Barghuti – una delle personalità più stimate e principale avversario di Abu Mazen alle presidenziali dello scorso 9 gennaio – ha presentato a Ramallah i 25 esponenti della società civile che, con lui, formeranno la lista «Palestina indipendente». Si tratta di nomi non noti all’estero ma che godono di stima in Cisgiordania e Gaza e che, secondo Barghuti, raccoglieranno molti consensi tra quei palestinesi che non si identificano con Hamas e Al-Fatah e credono nella creazione di uno Stato palestinese sovrano, laico e democratico. Il medico si è detto fiducioso di poter catturare una fetta importante, sebbene minoritaria, dell’elettorato grazie anche al sostegno ricevuto da uno dei padri della democrazia palestinese, Haider Abdel Shafi.

In realtà per Barghuti le cose si sono improvvisamente complicate qualche giorno fa quando l’ex ministro delle finanze Salam Fayad, un indipendente con un passato di funzionario della Banca mondiale, ha fatto sapere di voler presentare una sua lista della quale faranno parte personaggi come gli attivisti dei diritti civili Hanan Asharawi e Iyad Sarraj, l’economista Khaled Abdel Shafi e Abdel Qader Hussein, figlio dell’indimenticato esponente di Gerusalemme est, Faisal Husseini, scomparso quattro anni fa. Anche questa formazione afferma di voler rappresentare un «terzo polo» alternativo al dominio Hamas-Al Fatah. «Il bipolarismo non fa bene ad una democrazia in evoluzione – ha spiegato Hanan Ashawi alla radio Voce della Palestina – il nostro partito si oppone alla supremazia di al-Fatah e Hamas e contribuisce allo sviluppo delle nostre istituzioni e alla realizzazione delle riforme interne». Il partito di Salam Fayad e Hanan Ashawi lancia tuttavia una sfida anche alle formazioni della sinistra palestinese che già godono di consensi molto limitati nella società, perché non sono stati in grado di proporre programmi credibili ed alternativi a quelli di Al-Fatah e degli islamisti.

Tuttavia tre formazioni – Fronte democratico, Fida e Partito del popolo (ex comunisti) – hanno annunciato che si presenteranno con una lista unica muovendo finalmente un passo in avanti rispetto all’immobilismo di questi ultimi anni. Il nome più importante di questa formazione è quello di Saleh Rafat (Abu Kais), un leader storico dell’Olp che ha recepito l’ansia di rinnovamento dei palestinesi più giovani (la maggioranza della popolazione). Il Fronte popolare invece correrà da solo, con in cima alla sua lista il segretario, Ahmed Saadat, in un carcere dell’Anp a Gerico dal 2002, perché accusato di essere il mandante dell’omicidio del ministro e leader dell’estrema destra israeliana Revaham Zeevi. In casa Al-Fatah la confusione regna sovrana.

La nuova generazione ha vinto le primarie in Cisgiordania e circolano ora voci che vorrebbero Abu Mazen pronto a stravolgere il risultato delle elezioni interne allo scopo di inserire nella lista dei 132 candidati per le parlamentari del 25 gennaio, molti di quei dirigenti della vecchia guardia rimasti esclusi. A Gaza gli uomini del ministro degli affari civili, Mohamed Dahlan, hanno vinto quasi ovunque, anche a Rafah. A mezza voce tanti puntano l’indice contro Dahlan che, dicono, avrebbe spinto i suoi sostenitori in Al-Fatah ad attaccare i seggi dove venivano dati per vincenti i candidati dei suoi rivali. Questi ultimi non sono rimasti a guardare. «Ignoti» hanno aperto il fuoco due giorni fa, a scopo intimidatorio, contro Rafat Sadallah, il principale alleato di Dahlan nella città di Khan Yunis dove, poco dopo, un poliziotto è rimasto ucciso in una sparatoria con agenti dei servizi della sicurezza preventiva. Violenze che si sono aggiunte alla faida tra le famiglie Kafarneh e Masri che sabato notte ha fatto cinque morti a Beit Hanun, a nord di Gaza. Un clima torrido che favorisce la campagna elettorale di Hamas che presenterà una lista di volti nuovi e priva dei suoi leader più noti. Ieri Sami Abu Zuhri, portavoce del movimento islamico, ha annunciato che Hamas è pronto a stringere alleanze parlamentari con altri partiti subito dopo le elezioni di gennaio.