Come ampiamente documentato, c’è la Cia dietro i ribelli dell’Uck che stanno conducendo gli assalti terroristici contro le forze di sicurezza macedoni. Mentre l’omologo tedesco della Cia – il Bundes Nachrichten Dienst (Bnd) – ha collaborato con la Cia nel sorvegliare e finanziare il Kla prima della guerra del 1999, sviluppi recenti suggeriscono che il Bundes Nachrichten Dienst non è coinvolto nella manovra militare e di intelligence di Washington in Macedonia. (14. Per ulteriori dettagli sull’appoggio da parte della Cia-Bnd all’Uck vedi Michael Chossudovsky, “Kosovo Freedom Fighters Financed by Organised Crime”, Covert Action Quarterly, autunno 1999, disponibile anche all’indirizzo http://www.heise.de/tp/english/
inhalt/co/2743/1.html).
Appena poche settimane prima della firma dell'”accordo di associazione” con l’Unione Europea (metà marzo 2001), le truppe tedesche di stanza in Macedonia nella regione di Tetovo sono state “accidentalmente” bersagliate dall’Uck. Mentre i media occidentali, echeggiando in coro le dichiarazioni ufficiali, sostengono che le truppe tedesche sono state “prese nel fuoco incrociato”, resoconti provenienti da Tetovo suggeriscono che il bombardamento da parte dell’Uck “è stato deliberato”. In ogni caso, l’incidente non sarebbe accaduto se il Bnd tedesco avesse lavorato con l’esercito ribelle: “Fino a 600 militari tedeschi sono stati costretti a lasciare Tetovo durante la notte dopo che la loro caserma… era stata colpita dal fuoco incrociato… Erano armati in modo troppo leggero per difendersi agli albanesi. I tedeschi rimpiazzeranno i militari in partenza con una squadra di tank Leopard [appartenente alla divisione panzer-artiglieria-batteria di stanza nel Nordrein-Westphalen]. … La nuova potenza di fuoco (tedesca) può essere usata per fare fuori le postazioni albanesi che ora si trovano intorno a Tetevo…” (15. Tom Walker, “Nato Troops caught in a Balkan Ulster”, Sunday Times, Londra, 18 marzo 2001).
Per una amara ironia, due dei comandanti responsabili degli attacchi terroristici nella regione di Tetovo erano stati addestrati dalle forze speciali britanniche: “Tra l’imbarazzo della Kfor, è emerso che due dei comandanti di stanza in Kosovo che guidavano l’offensiva albanese (nella regione di Tetovo) erano stati addestrati da ex ufficiali del reggimento paracadutisti e della Sas britannici nei giorni in cui la Nato era più a suo agio con il nascente Uck. Un ex membro di una unità europea di forze speciali, che accompagnava l’Uck durante il conflitto in Kosovo, ha riferito che un comandante col nome di battaglia di Bilal organizzava il flusso di armi e uomini verso la Macedonia e che il comandante dell’Uck, il veterano Adem Bajrami, aiutava a coordinare l’assalto su Tetovo. Entrambi erano stati preparati dai soldati britannici nei campi di addestramento segreti che operavano sopra Bajram Curri, nel nord dell’Albania, durante il 1998 e il 1999” (16. ancora Tom Walker, “Nato Troops caught in a Balkan Ulster”).
Strane coincidenze
Questi stessi britannici hanno addestrato i comandanti ribelli a vedere la Germania come il “nemico” perché le truppe della Bundeswehr stanziate in Macedonia e Kosovo – piuttosto che fornire “protezione” ai “combattenti per la libertà” dell’Uck allo stesso modo delle loro controparti Kfor britanniche e americane – detengono frequentemente “sospetti terroristi” al confine: “Un portavoce dell’Esercito di liberazione nazionale albanese a Pristina ha messo in guardia la Bundeswehr che il suo coinvolgimento avrebbe costituito “una dichiarazione di guerra da parte della Repubblica Federale di Germania””. [17. ancora Tom Walker, “Nato Troops caught in a Balkan Ulster”).
In risposta alle minacce dell’Uck, la Bundeswehr ha inviato le sue Forze Speciali, i Fallschirmjäger (paracadutisti) a lavorare con la sua squadra panzer-artiglieria-batteria. (18. Vedi “Deutsche Fallschirmjäger nach Tetovo”, Spiegel Online, 24 marzo 2001. Vedi anche “Bundeswehr verlegt Soldaten ins Kosovo”, Spiegel Online, 23 marzo 2001).
Il ministro della difesa tedesco Rudolf Scharping ha confermato che era “pronto a inviare più tank e uomini per sostenere le forze della Bundeswehr”. (19. Deutsche Press Agentur, 19 marzo 2001). Tuttavia, recentemente, Berlino ha deciso di ritirare la maggior parte delle sue truppe dalla regione di Tetovo senza sfidare in alcun modo la manovra militare e di intelligence americana in sostegno dei ribelli dell’Uck. Alcune di queste truppe tedesche sono attualmente stanziate sul lato kosovaro del confine.
La Germania in Macedonia
Mentre l’Esercito di liberazione nazionale ha ricevuto una fornitura di armi nuove e avanzate “made in America”, la Germania (a metà giugno) ha donato alle forze di sicurezza macedoni tutti i veicoli di terra nonché armi “per sofisticati tracciati a raggi infrarossi nel campo di battaglia”. Secondo un resoconto proveniente dalla Macedonia, il piccolo contingente di truppe tedesche che ancora resta nella regione di Tetovo “ha subìto pesanti attacchi dai terroristi che li bersagliavano con i mortai dai monti sopra Tetovo. Questa è probabilmente la risposta alla donazione, avvenuta il 14 giugno 2001, al nostro esercito fatta dal governo tedesco” (20. Informazione trasmessa all’autore da Skopje, giugno 2001).
Mentre le divisioni fra gli “alleati Nato” non vengono mai rese pubbliche, il ministro degli esteri tedesco Joschka Fisher – in una dichiarazione dai toni decisi al Bundestag diretta contro “gli estremisti albanesi in Macedonia” – ha auspicato un “accordo a lungo termine, finalizzato ad avvicinare l’intera regione all’Europa” (cioè a liberarla dalle violazioni degli Usa). La posizione tedesca è fortemente in contrasto con quella degli Stati Uniti. Che invece richiedono che il governo di Skopje garantisca l’amnistia ai terroristi, modifichi la costituzione del paese e incorpori i ribelli dell’Uck nella vita politica civile: “Il patto avrebbe previsto che i ribelli smettessero di combattere in cambio di garanzie sull’amnistia. I ribelli avrebbero anche avuto il diritto di porre il veto su future decisioni politiche riguardanti i diritti dei cittadini di etnia albanese. L’accordo sarebbe stato mediato da Robert Frowick, un ex diplomatico americano, che in quel momento prestava servizio come rappresentante dei Balcani per l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa”. (21. Facts on File, World News Digest, 30 maggio 2001).
L’asse anglo americano
Lo scontro fra Germania e America nei Balcani è parte di un processo molto più ampio che tocca il cuore del complesso militare-industriale occidentale e dell’establishment difensivo.
Dall’inizio degli anni ’90, gli Usa e la Germania hanno agito uniti in quanto partner della Nato nei Balcani, coordinando le loro rispettive iniziative militari, di intelligence e di politica estera. Pur mantenendo nelle loro dichiarazioni pubbliche un sembiante di unità politica, serie divisioni sono cominciate a emergere dopo gli accordi di Dayton (1995), quando le banche tedesche si sono date da fare per imporre il marco tedesco e prendere il controllo del sistema monetario degli stati eredi della Jugoslavia.
Inoltre, dopo la guerra in Jugoslavia del 1999, gli Usa hanno rafforzato i loro legami strategici, militari e di intelligence con la Gran Bretagna, mentre quest’ultima ha tranciato molti dei suoi legami (particolarmente nell’area della produzione aerospaziale e della difesa) con la Germania e la Francia.
L’ex segretario alla Difesa americano William Cohen e il suo omologo britannico, Geoff Hoon, hanno firmato una “Dichiarazione di princìpi per l’equipaggiamento difensivo e la cooperazione industriale” lanciata all’inizio del 2000. (22. Reuters, 5 febbraio 2000). L’obiettivo di Washington era incoraggiare la formazione di un “ponte transatlantico attraverso cui il Dipartimento della difesa americano potesse portare in Europa la sua politica di globalizzazione”. (23. L’accordo è stato firmato – secondo un funzionario del Pentagono citato in Muradian – poco dopo la creazione di British Aerospace Systems, risultata dalla fusione di Bae, British Aerospace, con Gec Marconi. British Aerospace era già saldamente alleata ai maggiori produttori del settore della difesa in America, Lockheed Martin e Boeing. Per ulteriori dettaglia vedi Vago Muradian, “Pentagon Sees Bridge to Europe”, Defense Daily, volume 204, n. 40, 1 dicembre 1999).
Armi, oro nero, conflitti armati
L’industria difensiva americana – che ora include British Aerospace Systems – è in competizione con il consorzio difensivo franco-tedesco Eads, un conglomerato composto da France’s Aerospatiale Matra, Deutsche Aerospace (che fa parte del potente gruppo Daimler), e la spagnola Casa. In altre parole, nel complesso militare-industriale occidentale è avvenuta una grossa frattura, con Usa e Gran Bretagna da una parte e Germania e Francia dall’altra.
Petrolio, armi e l’alleanza militare occidentale sono processi intimamente correlati. Washington mira ad assicurarsi, alla fine, il dominio del complesso militare-industriale in alleanza con i giganti petroliferi anglo-americani e i maggiori produttori di armi britannici. Come è evidente, questi sviluppi hanno anche una relazione con il controllo sui corridoi strategici di oleodotti, trasporti e comunicazioni nei Balcani, nell’Europa orientale e nell’ex Unione Sovietica.
A sua volta, questo asse anglo-americano è accompagnato anche da una maggiore cooperazione tra la Cia e l’Mi5 britannico nella sfera dell’intelligence e delle operazioni coperte, come evidenziato dal ruolo svolto dalle Forze Speciali britanniche Sas nell’addestramento dei ribelli dell’Uck.
Il nuovo ordine mondiale
“Protezione” degli oleodotti, attività coperte e riciclaggio dei soldi provenienti dal narcotraffico in sostegno di insurrezioni armate, militarizzazione di corridoi strategici, approvvigionamento di armi ai paesi della “Partnership for Peace” sono tutti elementi integranti dell’asse anglo-americano e del suo tentativo di dominare le rotte degli oleodotti e dei gasdotti e i corridoi dei trasporti che dal bacino del Mar Caspio e dal Mar Nero attraversano i Balcani.
Più in generale, quanto sta accadendo nell’ampia regione che collega l’Europa orientale e i Balcani alle ex repubbliche sovietiche è un instancabile tentativo di controllare le economie nazionali mediante conglomerati d’affari. E dietro questo processo c’è il tentativo da parte dell’establishment finanziario di Wall Street – d’intesa con i giganti petroliferi e della difesa – di destabilizzare e screditare il marco tedesco (e l’Euro) con l’intenzione di imporre il dollaro Usa come unica valuta per la regione.
Controllare la “creazione di denaro” – imponendo il potere del Federal Reserve system americano in tutto il mondo – è diventato un obiettivo centrale dell’espansionismo americano. Sotto questo aspetto, la manovra militare e di intelligence di Washington non consiste solo nel minare “l’allargamento dell’Ue”, ma è anche tesa a indebolire e spiazzare il dominio delle più grandi istituzioni bancarie tedesche (come Deutsche Bank, Commerbank e WestDeutsche Landesbank) nei Balcani.
In altre parole, il Nuovo ordine mondiale è segnato dallo scontro fra Europa e America per il “controllo coloniale” sulle valute nazionali. E questo conflitto tra “blocchi capitalistici in competizione” diventerà ancora più acuto quando molte centinaia di milioni di persone, dall’Europa orientale e i Balcani all’Asia centrale, cominceranno a usare l’Euro come loro valuta nazionale “di fatto” il 1 gennaio 2002.
*docente di economia, Università di Ottawa.