Oro blu, accordo per la moratoria

Stop all’affidamentoai privati dell’acqua, bene pubblico per eccellenza . Lo scorso martedì i capigruppo della maggioranza hanno trovato l’accordo sulla moratoria per l’affidamento dei servizi idrici, inserita in un emendameto al ddl Bersani in dicussione, con procedura d’urgenza, alla comisssione Attività Produttive della Camera. Il testo, controfirmato da tutti i partiti dell’Unione, prevede la nomina di un commissario, indicato dal Consiglio dei Ministri su proposta dei dicasteri dell’Ambiente e degli Affari Regionali. Il commissario avrà 60 giorni di tempo per indagare sui procedimenti di affidamento in corso, per verificare che rispettino «la salvaguardia del patrimonio idrico», «l’effettiva garanzia di controllo pubblico sulla gestione del servizio e sulle tariffe», «il divieto di sprechi» e il «rispetto dell’equilibrio idrogeologico».Al terzo comma l’emendamento prevede che fino agli attesi provvedimenti di modifica della delega ambientale varata dal governo Berlusconi «non possano essere disposti nuovi affidamenti a soggetti privati». Sotto il controllo del commissario, in particolare, saranno le assegnazione trentennali approvate negli ultimi mesi in alcuni Ato della Sicilia e della Toscana.
«E’ un buona mediazione, che permetterà di evitare assegnazioni con procedure scorrette, allo scopo di mantenere l’uso pubblico dell’acqua», afferma Marilde Provera, capogruppo del Prc in Commissione Attività Produttive. Più freddi i commenti del Forum dei movimenti per l’acqua, che accolgono il provvediemento tanto atteso dai tanti comitati locali che lottano contro la privatizzazione del prezioso bene, ma pongono dubbi sulla discrezionalità dell’operato del commissario. Inoltre, aggiunge Sara Giorlando, del Forum dei movimenti per l’acqua «crediamo che la durata del provvedimento di moratoria dovrebbe essere collegata all’approvazione di una nuova legge per la ripubblicizzazione dell’acqua, piuttosto che all’emanazione dei correttivi sulla delega ambientale». Tra i promotori dell’iniziativa di legge popolare che ha già raccolto circa 200 mila firme, dunque, rimane molto scetticismo, e la diffusa convinzione che il ddl Lanzillotta, in discussione al Senato, sia «non emendabile».
L’approvazione della moratoria alla Camera, infatti, potrebbe sbloccare l’iter del ddl Lanzillotta fermo ormai da mesi a palazzo Madama, in commissione Affari Costituzionali. Il provvedimento, che prevede l’obbligo di assegnazione dei servizi pubblici locali con procedure competitive aperte ai privati, era stato bloccato dall’opposizione di Rifondazione, ma anche dai molti emendamenti presentati dai “riformisti” dell’Unione, tra cui gli ex sindaci di Catania Enzo Bianco e di Bologna Walter Vitali. L’approvazione della moratoria, per il Prc conditio sine qua non per l’approvazione del ddl Lanzillotta, potrebbe dunque rimettere in moto il disegno di legge. Ma rimangono ancora distanti le posizioni delle varie anime della maggioranza. Tra i punti di contrasto c’è quello della libertà dei comuni nella scelta del sistema di assegnazione dei servizi. Quasi nessuna nella versione originale del ddl; mentre gli emendamenti del Prc, e quelli presentati da Bianco e Senesi (Ulivo), danno ai comuni la possibilità di gestire i servizi tramite aziende speciali. E’ questo uno dei punti più controversi della discussione del ddl. In seguito ad una difficile mediazione la ministra Lanzillotta aveva aggiunto alle modalità di assegnazione la cosidetta «gestione in economia», una procedura di difficile applicazione, secondo la quale i comuni dovrebbero gestire direttamente i servizi, «mediante propri organismi privi di autonomia». Di più facile applicazione, invece, l’ipotesi dell’assegnazione ad aziende speciali, sulle quali l’ente locale esercita un «controllo analogo» a quello dei propri uffici, con regole proprie del diritto pubblico. L’altra ipotesi di assegnazione, detta in house , permette di affidare i servizi a Spa a totale o parziale controllo pubblico, anche quotate in borsa. Queste società, cioè, pur essendo di proprietà degli enti locali hanno regole proprie del diritto privato, e funzionano come aziende private. Lo scontro sui modelli di gestione, dunque, è ancora aperto, e investe il nucleo duro del disegno di legge presentato dalla ministra “riformista”. «Se la ministra deciderà di retrocedere, garantendo ai comuni l’autonomia nella scelta delle forme di gestione, il provvedimento andrà incontro ad una rapida approvazione», spiega Francesco Manna, responsabile Enti Locali del Prc. «Basta che la ministra ascolti la propria stessa amggioranza, che le chiede di difendere questo diritto», aggiunge Manna. Tra gli emendamenti in discussione alla commissione Affari Costituzionali si introducono anche delle «clausole di preferenza», che favorirebbero nell’assegnazione dei servizi le imprese capaci di garantire la difesa dell’occupazione e dell’ambiente.