Ordine del giorno sulle vicende della Resistenza presso il confine
orientale
(FOIBE)
Da anni stiamo assistendo ad un’opera di riscrittura della storia della
Resistenza e in particolare delle vicende relative al confine
orientale, tanto che non più semplicemente di revisionismo storico si
tratta, ma di un vero e proprio ribaltamento della verità storica, che
fa diventare aggrediti gli aggressori e vittime i carnefici. Di questa
operazione è stato un momento fondamentale in questi ultimi mesi la
programmazione televisiva de “Il cuore nel pozzo”, una fiction dal
contenuto completamente falso e intriso di profondo e antico razzismo
antislavo, una pesante operazione propagandistica che accredita il
giudizio sull’armata partigiana della Jugoslavia come di un’orda
animata di violenza cieca e ispirata dall’unico proposito di cancellare
la presenza degli Italiani dall’Istria.
Questa fiction non ha trovato purtroppo la necessaria opposizione, dal
momento che le polemiche dei partiti e dei personaggi del
centro-sinistra hanno riguardato esclusivamente la strumentalizzazione
che ne ha fatto il ministro Gasparri, senza tuttavia entrare nel merito
dei contenuti assolutamente inaccettabili della stessa; proteste
d’altra parte assolutamente tardive e ipocrite, perché già da oltre un
anno si sapeva che questo film era stato voluto da Gasparri, non per
far luce sui fatti della seconda guerra mondiale, ma per scopi
puramente propagandistici.
Questa operazione di riscrittura della storia, iniziata in modo
sistematico una quindicina di anni fa e di cui si possono chiaramente
individuare i protagonisti in personaggi provenienti dal neofascismo
come Marco Pirina, ha visto in questi ultimi anni la sostanziale
complicità di una parte della sinistra, iniziata con lo “sdoganamento”
dei “ragazzi di Salò”, avvenuto presso l’ateneo Trieste alcuni anni fa,
nel corso dell’incontro fra Violante e Fini. Con la presentazione in
questi giorni di un progetto di legge che riconosce i repubblichini
come combattenti per l’Italia, si prepara anche ufficialmente il
coronamento di questa operazione, che ha come scopo sostanzialmente
quello di riconoscere i repubblichini come i difensori del confine
orientale italiano contro l’esercito di liberazione jugoslavo,
decretando così ufficialmente il ribaltamento della storia italiana
della seconda guerra mondiale e il passaggio dei partigiani alla
condizione di “banditi”, come erano stati considerati da fascisti e
nazisti.
In quest’ottica le posizioni assunte dalle varie forze del
centro-sinistra di sostanziale accettazione delle versioni della destra
sulla questione delle “foibe”, completamente slegate da ogni
riflessione ragionata sul contesto in cui furono inseriti quegli
avvenimenti, risultano assolutamente miopi e palesano un cedimento
ingiustificabile alle posizioni degli avversari. Va sottolineato che
l’operazione revisionista consiste precisamente nella cancellazione del
contesto storico in cui s’inserirono avvenimenti indiscutibilmente
drammatici. Il problema non è affatto invocare una complessità storica
per giustificare alcunché, bensì chiarire che fatti slegati dal
complesso delle situazioni in cui si produssero risultano totalmente
incomprensibili.
Ragionare sul contesto significa, per esempio, riflettere
sull’accanimento con il quale il fascismo condusse la propria “guerra
contro lo slavismo”, con l’obiettivo specifico di snazionalizzare le
centinaia di migliaia di sloveni e croati costretti dai trattati
sottoscritti dopo la prima guerra mondiale a vivere all’interno dei
confini dello Stato italiano. L’obiettivo di tale opera di
snazionalizzazione fu chiaro: la “bonifica etnica” della Venezia
Giulia; essa venne perseguita con spietata durezza, e sul piano
culturale e su quello economico.
D’altra parte la “questione delle foibe”, e del confine orientale in
genere, sta diventando una sorta di cartina al tornasole che rivela
l’avvenuta condivisione fra destra e sinistra di un pensiero unico
contro il diritto di ribellione, anche violenta, all’oppressore, contro
il diritto stesso di Resistenza dei popoli (sancito e riconosciuto
perfino dall’ONU!) e contro la possibilità che esso venga
legittimamente praticato anche con le armi.
Il Partito della Rifondazione Comunista non può confondersi con i
sostenitori di questo pensiero unico: difendere la memoria storica
della Resistenza di tutti i popoli che hanno resistito al nazifascismo,
fra cui e soprattutto i popoli della Jugoslavia, non solo è
un’operazione storica per i comunisti oggi in Italia, ma è anche un
importante momento del nostro impegno attuale; si tratta infatti di
difendere il diritto alla lotta per la giustizia, l’uguaglianza, la
libertà contro l’imperialismo oggi, nella consapevolezza che la
Resistenza armata non ha niente a che vedere con le operazioni di un
indiscriminato terrorismo individuale che semina morte anche tra i
civili innocenti, ma rappresenta una delle opzioni in campo se diventa
lotta di popolo condivisa e generale contro le invasioni straniere.
Venezia, 6 marzo 2005
Firmatari: Alberto Burgio, Gabriele Donato
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A Venezia questo OdG è stato votato dai soli delegati delle mozioni 2,
3 e 5; i delegati della mozione 4 si sono astenuti. Una risicata
maggioranza bertinottiana (59 per cento dei delegati) ha RESPINTO l’OdG.