Ordine del giorno per i dirigenti del PdCI presentato e votato dalla FGCI – Toscana

Ad oggi il Partito dei Comunisti Italiani vive una grave crisi politica e finanziaria. La crisi politica scaturisce in buona parte dall’impossibilità di realizzare il progetto politico dell’unità dei comunisti con Rifondazione che continua a rilanciare se stessa e a considerare la Federazione della sinistra come una colonia da sfruttare (e con essa le forze che ne fanno parte PdCI, Lavoro e solidarietà, Socialismo 2000) in attesa di annetterle a se, con la prospettiva di un partito unico di sinistra magari con Vendola; in secondo luogo per l’incapacità di caratterizzare la propria linea politica attraverso progetti politici alternativi e chiari che rappresentino la risposta alle necessità concrete dei cittadini e dei lavoratori (le nuove generazioni in particolare). La crisi finanziaria segue quella politica. Essa però porterà necessariamente allo scioglimento del Partito se non si troverà al più presto un rimedio in termini politici. Il rimedio non può essere dismettere pian piano gli strumenti del partito (Rinascita, Pdci.TV, etc) come è stato fatto fino ad oggi perché questo porta necessariamente a sciogliere il partito, con l’unica via della lenta annessione a Rifondazione che per altro non ha prospettive migliori.

La crisi politica e finanziaria stanno determinando la scomparsa del partito dalla stampa e dalla discussione politica e pubblica ancor più di altre forze che pure come noi non sono rappresentate in Parlamento (vedi Grillo o Vendola); di questo passo ci abbandoneranno anche gli iscritti, oltre agli elettori, se non l’hanno ancora fatto.
Una soluzione politica deve quindi contemplare tre risultati: ridare una linea politica per riacquistare dignità e autonomia soprattutto rispetto a Rifondazione, ma anche rispetto alle altre forze con le quali costruire la Federazione della Sinistra e l’opposizione a Berlusconi; trovare una battaglia concreta reale che da un lato ritrasformi il partito in un mezzo per la lotta di classe, dunque risponda alle esigenze dei lavoratori, e dall’altro obblighi i mezzi di comunicazione e la società a parlare di noi e della nostra battaglia; infine legare questa proposta ad una campagna volta al reperimento delle risorse, per la sua realizzazione ed all’utilizzo delle nuove tecnologie (spesso a costi irrisori o nulli) per andare oltre le forme classiche di comunicazione e propaganda, oggi inflazionate e coperte dal monopolio televisivo.

Per questo proponiamo:

Innanzitutto aprire il partito attraverso una costituente da tenersi in autunno o nella primavera del 2011 in occasione del congresso nazionale del partito, al fine di trasformare il PdCI nella casa di tutti i comunisti presenti nella Federazione della Sinistra e fuori di essa; tutti coloro che sono disponibili a ricostruire un PCI che non sia embrione della solita sinistra diffusa, ma abbia come prospettiva politica la ricostruzione di un partito di massa (ciò non è in contrasto con la Federazione della Sinistra, a meno che la Federazione della Sinistra non diventi anti-comunista come l’Arcobaleno). Questa proposta pare più che di possibile realizzazione, basta vedere le decine di gruppi che su questa parola d’ordine raggruppano centinaia di persone su internet, nelle associazioni, su Facebook, c’è però bisogno di una testa che diriga questo processo e metta a sua disposizione “una casa comune” che può essere la struttura del PdCI, ormai svuotata da molti militanti e destinata a svanire se non rioccupata da nuove energie e nuovi compagni.

Legare la proposta sopra esposta, alla necessità dell’esistenza oggi di un partito comunista, che abbia il coraggio di proporre non solo la difesa dei diritti presenti, ma sappia, come è proprio dei Comunisti, analizzare le nuove forme di sfruttamento della società (precariato e flessibilità) lanciando una battaglia per migliorare da subito le condizioni dei lavoratori, questo può essere la battaglia per promuovere uno Statuto del Lavoratore Precario (oggi senza diritti). Un tema su cui marcare la differenza comunista e su cui fare la battaglia per l’egemonia politica. Tutti oggi si riempiono la bocca della “parola precario”, ma nessuno ha proposto una vera via di uscita politica, questa può essere la nostra battaglia, che non insegue Dipietro o Grillo, ma sta davanti a loro e guarda al futuro. Costruire una nuova-marcia per i diritti del lavoratore precario, un tema che, se attraverso parole chiave e proposte concrete, ci riporterebbe protagonisti nella società e sui mezzi di comunicazione.

Per fare quanto detto, è necessario lanciare una campagna di sottoscrizione tramite cene sociali, volte a creare il budget per lanciare questa campagna a livello nazionale sui media e nelle piazze, sarebbe sufficiente una cena nelle 100 federazioni per raccogliere un minimo di 30.000 euro (una media di 300 euro a federazione sembra un obiettivo possibile) ed iniziare la campagna a cui potrebbe seguire una sottoscrizione più ampia (anche tra i lavoratori e le famiglie di giovani precari) una volta lanciata la proposta politica.

Infine c’è la necessità di ridare delle strutture propagandistiche al partito ed ai comunisti. Non è impensabile rilanciare un settimanale o un bisettimanale on-line di due facciate almeno, da inviare in pdf per mail, pubblicabile sui siti e stampabile delle federazioni per tornare con un nostro giornale tra la gente. Basta un compagno volenteroso che impagini approfondimenti che giungono dall’ufficio politico o dai regionali, di modo da non necessitare una redazione fissa. Rilanciare un canale striming che si fondi sul lavoro volontario dei compagni. Le nuove tecnologie, dai gruppi di Facebook ai siti, devono diventare i nostri principali mezzi di comunicazione, ma non lasciati a se stessi, con un piano che ne rende l’utilizzo omogeneo su tutto il territorio nazionale, costruendo una vera rete telematica tra tutte le federazioni, per la comunicazione interna e una da tenere rivolta alla comunicazione esterna. In particolare, rispetto all’esterno, questi strumenti da unidirezionali devono diventare bidirezionali, devono servire per fare indagini e raccogliere i bisogni dei lavoratori e dei cittadini, a cui, se siamo capaci, trovare risposte politiche. Questa è la nuova pratica del radicamento sul territorio, che non è più, o almeno non solo, quello delle riunioni in sezione, oggi la partecipazione si sviluppa nei social network e nelle reti.

In ultimo c’è bisogno di un Partito realmente collegiale e partecipativo, aperto alle nuove generazioni, che fa sentire i compagni protagonisti e non esecutori, la soggettività del singolo non può essere più repressa nel ventunesimo secolo, questo è uno dei motivi principali per cui molti dei partiti novecenteschi si sono esauriti. Con proposte politiche chiare, condivise ed efficaci i compagni sono disposti a sottoscrivere anche personalmente per il mantenimento delle strutture nazionali; così come i compagni hanno costruito a proprie spese le case del popolo e le sezioni nel secondo dopoguerra, se si darà uno scopo ai compagni anche oggi ci sarà questa disponibilità. Al sacrificio, deve però corrispondere una nuova collegialità, un Partito dunque che si ritrova, i cui organismi (da ridurre nei numeri) sono realmente decisionali e aperti al confronto (il nostro CCN non si ritrova da più di un anno, le riunioni allargate dei quadri non sono luoghi decisionali, ma solo luoghi di chiacchiere), se il Partito torna ad essere la casa di tutti i comunisti nessuno si tirerà indietro a sostenerlo anche con risorse proprie.

In sintesi proponiamo:

1)Aprire il partito a tutti comunisti che vogliono ricostruire un partito di massa non settario, attraverso il lancio di una costituente da tenere in autunno o al congresso nazionale del PdCI nella primavera del 2011.
2)Elaborazione di un’analisi e di una proposta politica immediata per propagandare la necessità di costruire uno statuto per il lavoratore precario. Una campagna nazionale da lanciare con iniziative nelle federazioni, cartellonistica disposta dal livello centrale del Partito, con manifestazione di piazza finale a Roma, per ridare al partito la sua funzione di mezzo per l’emacipazione.
3)Lanciare una campagna di sottoscrizione nazionale per finanziare la proposta politica, attraverso la promozione di una cena in ogni federazione con l’obbiettivo minimo di raccogliere in partenza 30.000 euro. Campagna da estendere a lavoratori e famiglie di precari, una volta lanciata la proposta politica.
4)Costruire un periodico on-line e coordinare tutti gli attuali siti, gruppi Facebook, ed altri canali multimediali del Partito, trasformandoli in luoghi di partecipazione politica.
5)Ridare dignità ai luoghi del Partito: Direzione, Comitati Centrali, Regionali, Federali. Questi devono tornare ad essere i veri luoghi di discussione ed approvazione della linea politica (organi che vanno convocati, in caso di quelli nazionali a spese dei compagni e non del nazionale e vanno ridimensionati per renderli luoghi realmente decisionali e di dibattito vero).

Firenze, lì 15.05.2010