Il parlamento ha approvato il memorandum d’intesa militare con Israele. La sinistra ci ripensa e vota contro
Appena un quarto d’ora: questo è il tempo che la camera ha impiegato l’altroieri per approvare il disegno di legge n. 5592 per la ratifica ed esecuzione del Memorandum d’intesa italo-israeliano in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa. Un quarto d’ora per rendere esecutivo quello che i ministri degli esteri, Gianfranco Fini, e della difesa, Antonio Martino, hanno definito «un preciso impegno politico assunto dal governo italiano in materia di cooperazione con lo stato d’Israele nel campo della difesa»: un accordo quadro quinquennale (che però può essere rinnovato automaticamente) che comprende l’interscambio di materiale di armamento, l’organizzazione delle forze armate, la formazione e l’addestramento del personale militare, la ricerca e sviluppo in campo militare. Un quarto d’ora per far sì che alte tecnologie italiane possano essere segretamente utilizzate per potenziare le forze nucleari di Israele (che non aderisce al Trattato di non-proliferazione) e per rendere ancora più letali le armi usate dall’esercito israeliano nei territori palestinesi occupati dal 1967; per vanificare la legge 185 sul controllo del commercio di armi, dato che non sarà possibile controllare la natura e destinazione degli armamenti prodotti ed esportati nel quadro dell’accordo.
Il disegno di legge è passato con 178 favorevoli, 139 contrari e quattro astenuti. L’opposizione ha compiuto un passo avanti rispetto al senato, dove il memorandum d’intesa era stato approvato il 2 febbraio con 170 favorevoli, 18 contrari e quattro astenuti. Ciò grazie al fatto che i gruppi Democratici di sinistra-L’Ulivo e Margherita-DL-L’Ulivo si erano schierati con il centro-destra. Alla camera hanno invece votato contro, insieme a Rifondazione comunista, Comunisti italiani e Verdi (già oppostisi in senato). Le argomentazioni contrarie sono state esposte da Ramon Mantovani (Rc), Laura Cima (Verdi-L’Unione), Sergio Mattarella (Margherita DL-L’Ulivo), Valdo Spini (Democratici di sinistra-L’Ulivo). In rappresentanza del governo di centro-destra ha parlato Margherita Boniver, sottosegretario di stato per gli affari esteri. Dato lo sfavorevole rapporto numerico, l’opposizione si è vista respingere perfino un ordine del giorno che impegnava il governo a presentare una relazione annuale sulle attività progettate e realizzate nel quadro dell’accordo.
Nonostante ciò, va sottolineato, è stato lanciato un significativo segnale politico al governo Berlusconi. Non si può però dire che il centro-sinistra abbia imboccato in politica estera una via realmente alternativa rispetto a quella del centro-destra. È vero che il gruppo Democratici di sinistra-L’Ulivo ha ribaltato in questo caso la posizione assunta al senato. Ma è anche vero che autorevoli esponenti del gruppo hanno fatto in modo di non votare: tra questi Luciano Violante (presidente, ufficialmente assente perché «in missione»), Famiano Crucianelli, Marco Minniti, Umberto Ranieri, Livia Turco, Piero Fassino.
Forse il segretario nazionale dei Ds, Piero Fassino, aveva cose più importanti da fare. Ma può darsi anche che si sia volutamente sottratto al voto in previsione dell’annunciato viaggio in Israele insieme a Prodi e Veltroni, durante il quale dovrebbe incontrare il primo ministro Ariel Sharon. Se questi gli chiederà come ha votato sull’accordo militare Italia-Israele, potrà sempre dire: io non c’ero.